Era il 29 novembre, quando sintetizzai la storia del petrolio dal minimo del dicembre ’98 in poi in 4 diversi periodi:
“Dal grafico possono distinguersi 4 fasi per il petrolio:
- l’inarrestabile rialzo a partire dal 1998 al 2008, favorito da una forte crescita economica mondiale e dalla decisione dei Paesi produttori di ridurre l’offerta per alzare i prezzi;
- l’impressionante crollo del 2008 dovuto ad un imponente calo della domanda, causata dalla fortissima crisi economica mondiale di quel periodo;
- il recupero inizialmente deciso e successivamente più insicuro, favorito dalla ripresa economica;
- il crollo verticale degli ultimi trimestri legato all’aumento della produzione principalmente da parte dell’Arabia Saudita (il maggior produttore al mondo).”
Il 18 Gennaio:
“Si osservi l’ipervenduto su base settimanale (fortissimo) e mensile.
Appare inoltre chiaro come situazioni di eccesso settimanale e ancor più mensile siano eventi alquanto rari.
Ricapitolando, nel corso della settimana appena conclusa il petrolio ha raggiunto un supporto importante in presenza di un forte eccesso di ipervenduto.
In una situazione simile, a mio avviso, è finanziariamente corretto chiudere eventuali posizioni ribassiste in portafoglio.
Nel caso in cui agli eccessi dovessero aggiungersi segnali concreti (magari una figura di inversione rialzista sul grafico mensile), aumenterebbero notevolmente le probabilità che il minimo segnato nella settimana appena conclusa si riveli un minimo di lungo termine.”.
Nel frattempo, seppure il minimo sia stato lievemente ritoccato (da 44,2 a 43,58), l’area intorno ad essa ha dato dimostrazione di solidità:
In riferimento all’elenco illustrato ad inizio articolo, il petrolio potrebbe aver fatto il proprio ingresso in quella che potremo definire una nuova fase, la quinta.
E se è vero che spesso la storia si ripete, è lecito pensare ad una ampia fase pressoché laterale simile a quella che va da Febbraio 2009 a Gennaio 2014, quindi deciso rimbalzo dai minimi seguito da una prolungata incapacità di superare un determinato tetto grafico.
E’ sempre alquanto complicato formulare una previsione attendibile per un asset fortemente condizionato da fattori che sfuggono al nostro controllo; l’andamento del petrolio, in particolar modo da alcuni trimestri, è fortemente condizionato dalle decisioni dell’Arabia Saudita.
Pertanto, ammesso e non concesso che il minimo di Gennaio resti inviolato, a questo punto dell’analisi è necessario identificare l’area che potrebbe rappresentare il tetto a questa ipotetica quinta fase.
Il primo target potrebbe essere rappresentato proprio dall’area intorno al minimo di Febbraio 2009 (62,37 dollari), anche se Fibonacci ci indica livelli superiori:
E’ plausibile che, al di là di possibili eventuali temporanee estensioni fino al ritraccimento del 50% (avvenute anche nella fase numero 3), area 66 dollari potrebbe rivelarsi un solido tetto per diverso tempo.
Riccardo Fracasso
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