From the monthly archives: Gennaio 2016

Nelle ultime settimane è emersa una notevole correlazione tra l’andamento dei mercati azionari e quello del petrolio, per cui ritengo utile un breve approfondimento.

Se da una parte è vero che un prezzo basso costituisce un elemento positivo (allontanando eccessi inflattivi), uno troppo basso è pericoloso perché indica un’economia debole (scenario deflattivo).

Ovviamente, il calo del petrolio favorisce gli Stati importatori (ad es. Area Euro) e sfavorisce quelli esportatori (ad es. Paesi Emergenti).

Tuttavia, esistono limiti oltre i quali il vantaggio per i primi non compensa lo svantaggio per i secondi, il cui rallentamento rappresenta peraltro una riduzione dei consumi a livello mondiale.

E questo aspetto rappresenta sempre più una fonte di preoccupazione per gli investitori.

Il seguente grafico ridimensiona il timore che il calo del prezzo sia causato da un crollo della domanda mondiale:

PETROLIO - Domanda mondiale

PETROLIO – Domanda mondiale

Si evidenzia una chiara tendenza rialzista, peraltro confermata anche dai dati del  2015 (anno non contemplato dal grafico).

S’aggiunga inoltre che l’OPEC stima un’ulteriore crescita della domanda fino al 2020.

Pertanto, la causa del calo va ricercata tra altri fattori, come l’amento della produzione (che peraltro c’è stato nel 2015 ma non nei 5 anni precedenti) e/o la scelta politica da parte di chi ha il potere per incidere sul prezzo.

Ad ogni modo, ciò che si vuol evidenziare è semplicemente che il calo, almeno per il momento ed in questo caso, non è rappresentativo di una ripresa fragile.

Passiamo all’aspetto prettamente grafico:

RSI - Varie scale temporali

RSI – Varie scale temporali

L’RSI indica un eccesso di ipervenduto su scala temporale giornaliera, settimanale e mensile (quest’ultimo senza precedenti negli ultimi 10 anni).

Persino l’RSI trimestrale sta entrando in fascia di ipervenduto (non esistono precedenti).

Talvolta gli eccessi si prolungano oltre ogni ragionevole aspettativa, ma è giusto evidenziare che la lettura dell’RSI sulle diverse scale temporali descrive sin d’ora una situazione alquanto tirata per il petrolio (sono comunque necessari segnali concreti di inversione).

Riccardo Fracasso

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