From the monthly archives: Maggio 2016

In svariate occasioni, anche recenti, s’è affermato che l’analisi della storia può aiutarci a determinare gli scenari futuri più probabili.

Esaminiamo il grafico comparato dello S&P 500 e dei tassi di interesse stabiliti dalla FED:

S&P 500 - FED FUNDS RATE

S&P 500 – FED FUNDS RATE

Balza all’occhio come i picchi ed i minimi della borsa americana del 2000 e del 2007 coincisero con quelli dei tassi.

Una prima lettura ci spinge a supporre che l’indice americano, attualmente, è ben distante dai massimi poiché i tassi di interesse sono persino nei pressi dei minimi.

Tuttavia, prima di giungere a conclusioni affrettate, corre l’obbligo di approfondire e verificare l’eventuale presenza di differenze significative rispetto al passato.

L’attuale ciclo economico, infatti, è ampiamente distorto da una politica monetaria eccezionalmente espansiva con 3 ingenti QE, l’adozione di tassi zero senza precedenti, men che meno nella sua durata (ben 7 anni!).

Bene ricordare che ad interventi espansivi eccezionali corrispondono problemi economici eccezionali.

Giusto capire che la situazione che stiamo vivendo da anni non rappresenta la normalità, anche se, c’è il rischio lo diventi col passare del tempo.

In passato, i minimi dei tassi di interesse sono stati mantenuti per periodi relativamente brevi, per poi essere progressivamente e rapidamente innalzati dalla Fed per raffreddare l’economia (in altre parole: contenere il rialzo dell’inflazione).

Oggi, invece, dopo una politica monetaria ultra-espansiva, l’inflazione resta persino al di sotto di quel 2% che è il livello voluto dalla FED: in buona sostanza, sotto questo aspetto, nessun surriscaldamento, semmai, sarebbero persino necessari ulteriori stimoli.

Tant’è che la Yellen s’è recentemente affrettata a comunicare che il piano di normalizzazione dei tassi avviato lo scorso Dicembre (rialzo dello 0,25%) sarà molto più graduale del previsto a causa delle difficili condizioni economiche.

Pertanto, situazioni molto differenti dal passato richiedono considerazioni diverse.

Una politica espansiva ha come scopo quello di favorire il ricorso all’indebitamento.

Però, l’eccessivo ricorso all’indebitamento è foriero di pericolose bolle.

Non va dimenticato che la spaventosa bolla immobiliare del 2006/2007 fu causata proprio da una politica monetaria eccessivamente accomodante e prolungata.

Figuriamoci allora le conseguenze che può riportare la politica ultra-espansiva cui stiamo assistendo ormai da diversi anni.

Innanzitutto, i tassi nulli hanno praticamente azzerato i rendimenti dei bond governativi.

Inevitabilmente, tale aspetto ha spinto e spinge tuttora i diversi attori del mercato verso asset potenzialmente più redditizi ma al tempo stesso più rischiosi.

Particolarmente delicata, per esempio, la posizione dei protagonisti più conservativi, come i gestori di fondi monetari (molti hanno chiuso i battenti) o di fondi pensione con linee garantite, gli investitori con profilo prudente, le banche, ecc.

La politica espansiva ha avuto come effetto anche quello di portare gli investitori ad un ricorso sempre più frequente della leva finanziaria che ha rappresentato un importantissimo elemento di supporto per il mercato azionario:

S&P 500 - Margin Debt

S&P 500 – Margin Debt

In tal caso, non si ipotizzano comportamenti molto diversi da quelli del passato: nel caso in cui la leva (margin debt) dovesse sgonfiarsi (e già da qualche mese qualche segnale lo sta dando), con ogni probabilità il listino americano seguirà lo stesso senso di marcia.

Dal quadro emerge quindi una decisa vulnerabilità di fondo che deve essere tenuta in considerazione dagli investitori.

Per il momento, non si sta pensando ad un’inversione pari a quelle passate, ma alla possibilità concreta che ad un certo punto si concretizzi una correzione che, considerati i livelli raggiunti, sarà comunque pesante.

Una correzione in grado di ripulire molti eccessi tuttora presenti, quindi salutare per chi si presenterà scarico all’appuntamento, molto meno per chi la subirà.

Comunque, ciò non esclude in alcun modo che tale discesa possa essere preceduta da un ulteriore prolungamento dell’attuale periodo di calma, magari anche con la registrazione di un massimo leggermente superiore all’attuale.

Riccardo Fracasso

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