Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 2.276 punti, registrando un +0,35%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +1,7%.
Grafico:
Raggiunta l’estensione di Fibonacci del 100%, ormai da qualche settimana lo S&P 500 ha arrestato la propria corsa senza, però, scendere.
Se da una parte da questo livello solitamente scattano prese di beneficio più o meno intense, dall’altra mancano ancora segnali concreti di inversione.
Resto comunque dell’avviso che da questa area sia lecito pensare ad un calo più o meno intenso.
Giusto comunque ammettere che l’ipotesi di falsa rottura (si fa riferimento al range 1.810-2.130 punti), proposta per la prima volta quasi un anno fa, può definirsi tramontata.
Sia chiaro, ciò non significa in alcun modo abbandonare l’ipotesi di una violenta inversione ribassista ma, più semplicemente, prendere atto che a governare i prezzi è il trend rialzista avviatosi ad inizio 2016, e non più quello laterale.
Ora, al di là della rilevanza dell’aspetto grafico, andiamo ad esaminare alcuni tra i principali elementi che compongono il quadro azionario.
Aspetti negativi:
- mercati leader (Stati Uniti e Germania) molto sopravvalutati (‘Borse: valutiamo‘), quindi privi di valore;
- ricorso alla leva (Margin Debt) ampiamente superiore a quelli che hanno preceduto i crolli avviatisi nel 2000 e nel 2007;
- criticità settore bancario europeo (secondo alcune stime potrebbero essere richiesti 800 MLD di ricapitalizzazione);
Aspetti positivi:
- stagionalità favorevole (Ottobre-Aprile);
- fase iniziale di rialzo dei tassi solitamente favorevole ai mercati;
- carenza di alternative.
La portata degli elementi negativi è tale da giustificare un crash molto profondo per il quale, a mio avviso, il dubbio non è se ma quando avverrà (aspetto, quello del tempo, comunque non secondario).
E’ sempre bene ricordare che, nel momento in cui un mercato inverte, il calo è proporzionale agli eccessi.
D’altro canto, però, a fronte del miglioramento grafico (venir meno dell’ipotesi di falsa rottura e sviluppo del trend rialzista) maturato col tempo, è giusto non escludere la possibilità che, al di là di correzioni temporanee, i fattori positivi possano anche alimentare ulteriormente il rialzo e, quindi, gli eccessi.
In ogni caso, si resta dell’idea che ormai da tempo (area 2.162, se ricordate) lo S&P 500 abbia fatto ingresso in quella fase di eccesso in cui è possibile, da un momento all’altro, l’avvio di una forte discesa.
Riccardo Fracasso
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