Piazza Affari ha chiuso la seduta a 22.392 punti, registrando un -0,77%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -1,34%.
In settimana è stato diffuso il nuovo addendum sulla contabilizzazione degli NPL che andrà in vigore nel 2018 e che, in buona sostanza, sostiene quanto segue: svalutazione al 100% dei nuovi crediti deteriorati dopo 2 anni di ingresso a non performing se non garantiti e dopo 7 anni se garantiti.
Pertanto, regole più stringenti e sfavorevoli per le banche che, a meno di modifiche in corsa delle nuove normative, per evitare la svalutazione totale degli NPL saranno costrette ad anticiparne la vendita, presumibilmente senza avere grandi margini di trattativa.
La vendita o, ancor più la mancata vendita, implicherà una perdita da contabilizzare nel bilancio che, a sua volta, comporterà la necessità di nuovi aumenti di capitale … gli ennesimi.
Dopo mesi in cui s’è fatto finta che fosse stato risolto in modo definitivo il problema, eccolo che riemerge all’improvviso.
Tale normativa, per quanto fondamentalmente corretta (in un bilancio gli attivi devono essere contabilizzati al loro valore effettivo), colpisce in particolar modo i settori bancari più ‘ricchi’ di crediti incagliati.
Tra questi, spicca senza dubbio il nostro (-3,34% settimanale), la cui incidenza sul Ftse Mib è molto elevata.
Il punto di controllo (nonché di potenziale stop) per il nostro listino è rappresentato dal minimo di Settembre (21.581 punti).
Si conclude, con amarezza, precisando che la normativa non coinvolge i derivati che, guarda caso, sono particolarmente presenti nei bilanci delle banche tedesche.
Riccardo Fracasso
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