Solitamente parlando di debito si fa riferimento a quello pubblico, sottovalutando l’importanza di quello privato.
Si ricorda, per esempio, come la famosa bolla immobiliare dello scorso decennio fu alimentata dal debito privato.
Negli Stati Uniti la situazione è particolarmente chiara:
Il debito complessivo USA è del 360%, in cui il divario tra la componente privata (250%) e quella pubblica (110%) è molto ampio.
Attualmente l’interesse medio pagato dai debitori privati ammonta al 5,5%.
Inoltre, il debito privato è stato contratto principalmente a tasso variabile, il che lo espone al rialzo dei tassi, peraltro già in corso.
Situazione quindi destinata a complicarsi e che già da qualche mese vede un aumento delle insolvenze, in particolar modo su prodotti privi di collaterali (per esempio i viaggi) o con collaterale (per esempio i cellulari) che comunque non consente a chi eroga di recuperare la perdita.
Un processo già vissuto e che col tempo mette in difficoltà chi finanzia ed ha come logica conseguenza una stretta creditizia che rappresenterebbe un problema importante.
Difatti, il PIL americano è legato per un 70% alla domanda interna che, a sua volta, poggia essenzialmente sui consumi, principalmente contratti a credito.
Di riflesso, una stretta creditizia avrebbe un impatto notevole sul PIL USA, e conseguentemente anche sugli altri Paesi.
Riccardo Fracasso
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