Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 2.633 punti, registrando un -2,33%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -4,6%.
Si osservi come nell’ultima seduta la media mobile a 50 giorni ha tagliato verso il basso quella a 200 giorni; nell’analisi tecnica tale fenomeno è conosciuto come ‘incrocio della morte’.
L’incrocio della morte, pur non escludendo possibili rimbalzi temporanei, solitamente anticipa decise accelerazioni ribassiste.
Giusto comunque chiarire come, attualmente, il divario tra le due medie è troppo esiguo per annunciare con certezza l’incrocio della morte ed escludere la possibilità di un momentaneo sforamento.
Tuttavia, l’indiscutibile incrocio della morte presente sul grafico del Nasdaq rafforza l’ipotesi che anche sullo S&P 500 si stia consumando il medesimo scenario:
Sta via via prendendo sempre più corpo l’ipotesi di una vera e propria inversione della borsa americana e non di una semplice correzione (stile inizio anno).
Le vendite in un periodo stagionalmente favorevole e nel quarto trimestre (statisticamente di gran lunga il migliore), l’ultima rilevazione del margin debt in forte calo, una curva dei rendimenti sempre più appiattita ed ora l’incrocio della morte sono tutti elementi coerenti con un quadro inversivo.
Pur non escludendo a priori l’ipotesi di rimbalzo, l’impressione è che ormai da qualche mese gli operatori principali stiano lasciando la barca e stiano rinunciando pure all’idea di un rally di fine anno.
Indubbiamente, le imprevedibili dichiarazioni di Trump, non offrono sicurezze agli investitori, ed il mercato non ama l’incertezza.
Riccardo Fracasso
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