Come da attese, ieri la FED ha mantenuto invariati i tassi al 2,25-2,5%.
La notizia sta invece nell’annuncio che nel triennio 2019-2021 vi sarà un solo rialzo (previsto nel 2020).
Ricordiamo come, originariamente, per il 2019 fossero previsti ben 4 rialzi dei tassi.
Un cambio radicale che non può sorprendere chi mi segue da tempo, in particolar modo attraverso i check up: inflazione troppo debole per poter permettersi una politica eccessivamente restrittiva.
Va comunque detto che la posizione della FED è complicata: se da una parte l’inflazione non decolla, dall’altra tassi troppo bassi alimentano le bolle finanziarie ed economiche che, in alcuni casi, potrebbero già dirsi in potenziale fase di sgonfiamento.
Inoltre, tassi contenuti riducono lo spazio di manovra monetaria per fronteggiare eventuali future recessioni.
Powell ieri ha praticamente annunciato la fine della normalizzazione dei tassi.
La scelta di interrompe il rialzo dei tassi ad un livello del 2,25-2,5% rappresenta un’anomalia, anomalia che descrive un’economia forte in superficie ma molto meno in profondità.
Le previsioni riviste al ribasso dalla FED rappresentano un campanello d’allarme, soprattutto tenendo conto che le Banche Centrali sono sempre piuttosto ottimiste in pubblico.
In buona sostanza, è lecito supporre quantomeno un deciso rallentamento dell’economia americana.
Poiché sul lungo periodo il mercato azionario riflette l’andamento economico, c’è il concreto rischio di un calo della borsa americana.
La notizia ha avuto ovvi effetti positivi su:
- euro nei confronti del dollaro: la probabile fine del rialzo dei tassi americani depone a favore dell’euro (si attendono comunque conferme grafiche);
- tresury: in linea generale il raggiungimento del top dei tassi di interesse rappresenta un’occasione di ingresso per i bond, seppur i rendimenti non siano di quelli per cui strapparsi i capelli.
- oro: esiste una chiara correlazione inversa tra i rendimenti reali del tresury bond e l’oro.
D’altra parte quanto sta succedendo non sorprende se si pensa a quanto s’era pubblicato ad inizio anno:
Riccardo Fracasso
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