In più occasioni, tra le molteplici motivazioni per cui da tempo ritengo che il calo non sia concluso, ho indicato l’assenza di un’impennata della volatilità.
La volatilità dello S&P 500 è rappresentata dal VIX, un indice che riporta i movimenti di copertura (tramite opzioni) del sottostante.
Senza entrare in dettagli tecnici, un’impennata del VIX indica panico del mercato, quel panico presente in tutti i principali bottom del mercato.
L’analisi del grafico degli ultimi 25 anni ci dimostra quanto appena affermato:
I bottom finali della borsa americana del 2002, del 2009 e del 2020 hanno corrisposto a notevoli picchi di volatilità e di panico.
Di quei periodi molti di voi ricorderanno il timore generalizzato che il calo non avesse mai fine e telegiornali che aprivano con la notizia dei miliardi bruciati dalla borsa; periodi in cui anche la parte più ottimista del parco buoi finiva per (s)vendere le proprie azioni a favore della mano primaria che, invece, accumulava.
Nel 2002 il VIX raggiunse area 50%, peraltro livello più volte visto anche in diverse altre discese sensibilmente meno violente.
Nel 2009 e nel 2020, invece, la volatilità toccò addirittura area 85-90%.
In buona sostanza, tra i vari elementi assenti a un quadro coerente con un bottom finale manca un rialzo del VIX almeno in area 50%, col rischio concreto di possibili/probabili estensioni in area 85-90%.
Attualmente il VIX è al 25%.
Riccardo Fracasso
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