La discesa azionaria cui stiamo assistendo da diversi trimestri è partita dall’atteso scoppio della bolla del Nasdaq, per poi subire l’impennata dell’inflazione acuita dalla guerra, mentre in questi mesi, sullo sfondo, si sta alimentando la minaccia di una nuova crisi immobiliare.
In buona sostanza, in questa crisi, seppur con misure diverse, si concentrano le cause distinte di ben tre crisi molto famose (2007-2009, 2000-2002, 1973-1974).
A questo punto, possiamo affermare che la peculiarità che caratterizza principalmente l’attuale contesto è la stagflazione (inflazione + recessione), motivo per cui ritengo utile riavvolgere il nastro agli anni ’70.
La borsa americana, dopo aver registrato un top nel gennaio del 1973, scese per quasi due anni fino a dimezzarsi (bottom ottobre 1974).
Come sempre, l’inizio del crollo azionario anticipò quello economico, col PIL che dal 3° trimestre 1973 e il 2° del 1975 osservò una tendenza ribassista, spesso scivolando in terreno negativo.
Dal gennaio 1973 al Febbraio 1975, l’inflazione PCE passò dal 2,67% al 10,22% (guerra del Kippur ed embargo del petrolio degli arabi ai danni degli Stati Uniti).
Anche allora la Federal Reserve intervenne con misure restrittive, portando i tassi dal 5,5% (gennaio 1973) al 13% (luglio 1974).
Con l’acuirsi della crisi economica giunse il momento in cui la Banca Centrale avviò una politica espansiva riducendo i tassi e favorendo quella che fu, pochi mesi dopo, la ripartenza della borsa americana.
Ma ciò che impressiona non è tanto quanto successe in quel periodo ma dopo.
Infatti, nonostante una fase iniziale di consistente rialzo degli indici azionari USA, solo negli anni ’80 si rividero i massimi del 1973.
Nel frattempo, una nuova impennata dell’inflazione e nuovi consistenti rialzi dei tassi.
La storia, quindi, ci suggerisce che la strategia di entrare a qualsiasi prezzo stavolta rischia di non essere vincente.
Resto fermamente convinto che ci stiamo dirigendo a una imperdibile giuntura di acquisto ma che, soprattutto per i mercati occidentali, comprare a ogni prezzo non sia la cosa giusta.
Sempre l’analisi del passato ci suggerisce di non valutare ingressi prima che la Federal Reserve abbia perlomeno iniziato a tagliare i tassi, evento improbabile per il quarto trimestre.
Peraltro, la durata del calo del 1973-1974 ci proietterebbe a ottobre del prossimo anno ma, pur non potendo escludere tale scenario, si ritiene possibile che la discesa si esaurisca entro la parte iniziale del 2023, specie nel caso in cui la FED dovesse, nel frattempo, invertire in modo deciso la politica sui tassi.
Monitoreremo.
Riccardo Fracasso
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