Da diversi mesi si parla tanto di politica monetaria, pivot, prossimi tagli, ecc.

Pertanto, in assenza di novità grafiche di rilievo, ritengo utile approfondire il tema.

Ad oggi, partendo dai tassi in vigore, ed estrapolando dal FED Watch le aspettative più accreditate dal mercato per le prossime riunioni, ne esce la seguente fotografia:

Le attese, quindi, confermano il raggiungimento del pivot e attendono l’inizio dei tagli a partire da settembre.

A questo punto, per fare un passo avanti nella nostra analisi, ho esaminato gli ultimi 25 anni di storia monetaria della FED, raccogliendo in una tabella i dati di maggior interesse:

Si osservi come le ‘inversioni’ di politica monetaria siano sempre intervallate da pause più o meno lunghe.

Per esempio, limitando la nostra osservazione ai picchi, il pivot del 2000 fu mantenuto dalla FED per 8 mesi prima d’essere tagliato, 1 anno e 2 mesi quello del 2006 e 8 mesi quello del 2018.

Ipotizzando che col rialzo di maggio sia stato effettivamente raggiunto il pivot del ciclo rialzista dei tassi avviato nel marzo del 2022, se la storia si dovesse ripetere, dovremmo attendere tra gli 8 e i 14 mesi prima di assistere al primo taglio, finendo così al prossimo anno.

Ciò allontanerebbe quel che è un quadro coerente con una ripartenza definitiva del mercato azionario.

Personalmente ritengo che stavolta sussistano buone possibilità che il primo intervento monetario espansivo sia adottato in anticipo rispetto al passato, soprattutto se dovesse peggiorare il quadro economico (rialzo disoccupazione, recessione, in primis) e l’inflazione non dovesse rialzare la testa.

Per quanto possa risultare paradossale, ritengo che un investitore che desideri intercettare quanto prima un’opportunità solida di ingresso sul mercato azionario, debba sperare in un deterioramento del contesto.

Prima d’allora, si ‘lavorerà’ sempre col rischio che il mercato non abbia ancora fatto realmente pulizia.

Riccardo Fracasso

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