La FED resta ferma
Mercoledì abbiamo assistito alla quarta riunione consecutiva in cui la FED non ha tagliato i tassi di interesse, rispettando le attese.
Quasi scontata la contrarietà da parte di Trump, condita di offese rivolte a Powell.
La prudenza del presidente della Banca Centrale Americana è legata a prospettive inflattive in aumento.
Prospettive che frenano l’azione di stimolo dell’economia (taglio tassi) che col tempo rischierebbe di alimentare ulteriormente le pressioni sui prezzi.
Powell, memore dell’errore commesso in passato in cui definì ‘transitorio’ il rialzo dell’inflazione, stavolta non sottovaluta il rischio.
Al momento le aspettative sono per due tagli di un quarto di punto da qui a fine anno.
É probabile che in questi mesi si possa assistere a un peggioramento della situazione economica e non dell’inflazione, con l’apprezzamento dei bond spinto da aspettative di una politica più espansiva.
Tuttavia, dando un peso a dazi, guerre e precedenti storici, è verosimile ipotizzare che poi, col tempo, partirà una nuova ondata inflattiva.
Il mandato di Powell scade a maggio del prossimo anno e la nomina del successore spetta a Trump.
Paradossalmente, il nuovo presidente potrebbe trovarsi in una situazione in cui dovrà comunque adottare una politica monetaria restrittiva.
Considerando quanto scritto, se in questi mesi dovesse esserci un rialzo delle quotazioni delle obbligazioni di lungo termine, sarà quantomeno indicato valutare la possibilità di prendere profitto.
Riccardo Fracasso
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