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Tra agosto 2021 e settembre 2022 abbiamo assistito a uno dei più consistenti crolli della storia del BTP a 10 anni: -29% da massimo a minimo.

Crollo esteso all’intero comparto obbligazionario, causato dall’impennata inflattiva e da annesse aspettative di aumento dei tassi, poi effettivamente concretizzate per mano della maggior parte delle Banche Centrali.

Con l’attenuarsi di questo scenario, il mercato obbligazionario si è stabilizzato.

Nell’ultimo anno e mezzo il decennale italiano ha costruito un ampio canale rialzista, con inclinazione contenuta:

I rischi di una obbligazione possono essere sintetizzati nei seguenti tre:

  • cambio;
  • tassi;
  • emittente.

Appare evidente come per un investitore dell’Area Euro il rischio cambio del BTP non esista.

Il rischio tassi, come specificato, si è affievolito negli ultimi mesi diventando elemento favorevole in previsione di una politica espansiva.

Pertanto, a meno di un deterioramento dell’affidabilità dell’emittente (Italia in questo caso), pur tra alti e bassi, il BTP e il comparto obbligazionario in generale dovrebbero apprezzarsi col tempo.

Alti e bassi legati principalmente ai dati economici (inflazione e, sempre più, dati sulla crescita) dei vari Paesi.

Ovviamente, l’eventuale rottura convinta al rialzo del canale rialzista darebbe spazio ad allunghi più veloci rispetto a quelli visti.

Quest’ultima, possibilità che diverrebbe probabile nel caso in cui si rafforzasse l’ipotesi recessiva.

In ogni caso mi preme sottolineare nuovamente due punti:

  • l’importanza della diversificazione;
  • le precedenti impennate inflattive si sono sviluppate a due ‘gobbe’ (per circa due anni dovremmo essere relativamente al sicuro, poi probabilmente sarà necessario rimettersi l’elmetto accorciando sensibilmente le scadenze).

Riccardo Fracasso

 
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