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Nel 2019 la borsa americana ha guadagnato quasi 29 punti percentuali col suo S&P 500.

Trovo doveroso da parte mia un approfondimento.

Negli ultimi 2 check up pubblicati, pur evidenziando un quadro solido in superficie ed estremamente vulnerabile in profondità, s’era precisata come l’assenza di segnali ribassisti non escludesse l’ipotesi di ulteriori allunghi nel breve termine.

Inoltre, nell’ultimo check up (25 ottobre 2019) s’erano elencati alcuni importanti eventi che, nel caso in cui si fossero concretizzati, avrebbero indicato un chiaro deterioramento del quadro:

  • rottura minimi di dicembre del rapporto S&P / Oro;
  • rottura minimi di dicembre del margin debt;
  • cedimento media mobile a 200 giorni ed incrocio della morte S&P 500;
  • risalita disoccupazione (che in passato ha anticipato ogni recessione).

In questi mesi nessuno di questi eventi s’è manifestato ed il listino americano è salito, spingendo, in quanto mercato leader, anche le altre borse.

Alla base del rialzo del 2019 (e non solo) risiedono i seguenti elementi di supporto:

  • leva economica;
  • leva finanziaria;
  • carenza alternative;
  • buy back (circa 850 MLD di dollari);
  • algoritmi;
  • interventi FED (circa 400 MLD nel 2019).

Sono tutti aspetti che ci portano ad affermare come il rialzo sia stato ed è tuttora sostenuto, e non giustificato da fondamentali economici (gli utili aziendali sono in deciso rallentamento).

L’inizio stesso del taglio dei tassi (attualmente sospeso) da parte della FED è tipico delle fase di rallentamento, fasi in cui la tendenza dei mercati azionari finisce sempre per essere al ribasso.

Ora, esaminiamo uno ad uno gli elementi di supporto precedentemente elencati:

  • Leva economica: il credito è ciclico e ci sono elementi che rafforzano l’ipotesi secondo cui è stato raggiunto il top. I leveraged loans (prestiti concessi ad imprese già fortemente indebitate) ai massimi storici sono equiparabili per molti versi ai mutui subprime del 2008. A tal proposito si ricorda che il livello del credito speculativo rappresenta un buon indicatore della maturità del ciclo del credito.
  • Leva finanziaria (margin debt): anch’essa è ciclica ed ha raggiunto i massimi nel Luglio del 2018, massimi non più superati.
  • Carenza di alternative: indubbiamente rendimenti obbligazionari poco attraenti spingono gli investitori a considerare l’asset azionario. Tuttavia, ci sono fasi in cui i flussi in uscita dal mercato obbligazionario sono utilizzati semplicemente per chiudere le posizioni a leva (margin debt). Inoltre, nel momento in cui la situazione si deteriorerà, gli investitori scenderanno dal treno azionario anche se le alternative saranno poco attraenti. E c’è un ulteriore punto da evidenziare: l’eventuale ridimensionamento dell’esposizione obbligazionaria provocherà una stretta del credito per le aziende gravando sulla crescita economica; infatti, non bisogna dimenticare che il credito è in parte erogato dal sistema bancario (anch’esso in difficoltà) ed in misura crescente negli anni da chi acquista obbligazioni e fondi obbligazionari. Spesso non si tiene conto che acquistando un’obbligazione si presta denaro all’emittente.
  • Buy back: si tratta dell’acquisto di azioni proprie da parte delle aziende, che attingono agli utili o innalzano la propria leva. Ovviamente è un trend insostenibile perché gli utili possono rallentare (come effettivamente stanno facendo) e il ricorso al debito ha dei limiti. Inoltre, il buy back toglie risorse importanti che, in società sane, andrebbero impiegate per lo sviluppo. Ciò è la fotografia della fase che stiamo vivendo: si sta gonfiando la finanza senza preoccuparsi dell’economia, creando una scollatura sempre più ampia tra la carta e la realtà.
  • Algoritmi: sono programmi automatizzati impostati esclusivamente per il “buy on dip” (acquisto sulle correzioni). Essi non considerano gli aspetti economici ma seguono esclusivamente il trend, alimentando gli eccessi e giocando a favore di chi vuole mantenere i prezzi alti. Tuttavia, quando il trend si interrompe  gli algoritmi arrestano bruscamente la propria attività, provocando un vuoto della domanda di azioni.
  • Interventi FED: i cicli passati dimostrano che persino l’enorme potere delle Banche Centrali si arrende di fronte al deleveraged (riduzione della leva economica/finanziaria), che si manifesta col passaggio RISK ON => RISK OFF (propensione al rischio => avversione al rischio).

Ribadisco come al momento il trend è rialzista e sono assenti segnali di inversione tali da escludere a priori eventuali nuovi allunghi, ma al tempo stesso desidero che chi opera conosca il contesto in cui si muove, i motivi del rialzo, gli eccessi, i rischi, ecc.

Concludo evidenziando che, se da una parte è vero che la borsa americana (ai massimi storici) ha guadagnato quasi il 29%, dall’altra l’oro si è apprezzato del 19% ed il  Philadelphia Gold and Silver Index (indice titoli auriferi) del 51%, ben distanti dai rispettivi massimi.

Riccardo Fracasso

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