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Tra giovedì e venerdì sono stati pubblicati i dati ufficiali in merito al PIL del secondo trimestre di diversi Paesi.

Ho sentito/letto diverse persone, esaminando i dati su base trimestrale, rimarcare che l’Italia ha fatto molto meglio d’altri Paesi e esprimere stupore per il tonfo degli Stati Uniti.

Facciamo chiarezza.

Innanzitutto i dati trimestrali sono alquanto volatili perchè si limitano a confrontare un trimestre rispetto al precedente.

Per questo motivo, di seguito citiamo alcune variazioni annuali, ben più indicative (tra parentesi le aspettative):

  • Italia : -17,3% (-18,7%);
  • Spagna : -18,5% (-16,6%);
  • Germania : -11,7% (-10,9%);
  • Area Euro : -15% (-13,9%);
  • Stati Uniti : -32,9% (-34,1%)

Inevitabilmente i Paesi maggiormente colpiti dai contagi, come Italia e Spagna, riportano un calo più significativo rispetto alla Germania, per effetto di chiusure più severe.

Per poter spiegare il tonfo americano è necessario fare un po’ di didattica.

Il PIL è  il valore complessivo dei beni e dei servizi prodotti sul territorio nazionale in un determinato periodo.

Se da tale valore  si decurta la componente inflazione otteniamo il PIL reale.

Il PIL potenziale, invece, è la massima capacità produttiva di un Paese; in altre parole è ciò che uno Stato potenzialmente potrebbe produrre a pieno regime.

In alcuni periodi, grazie al ricorso della leva (debito), il PIL può superare il PIL potenziale.

Gli Stati Uniti per anni sono riusciti a far funzionare integralmente il proprio potenziale economico e ad andarci oltre grazie al debito (anche in modo eccessivo).

Appare evidente, quanto inevitabile, che la chiusura di gran parte delle attività incida maggiormente (in termini percentuali) per gli Stati Uniti rispetto a un Paese come l’Italia, che da vent’anni è ben distante dal sfruttare il proprio enorme potenziale.

Imporre il limite dei 50 all’ora a un’auto che solitamente viaggia ai 200 richiede un rallentamento ben superiore rispetto a imporlo a un’auto che circola ai 100.

Concludo il post evidenziando che, al di là di qualsiasi spiegazione, i dati del PIL del secondo trimestre certificano la più grande recessione globale dal 1929.

Riccardo Fracasso

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