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L’Unione Europea (UE) è un organismo internazionale istituito col trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (entrato in vigore l’1 novembre 1993).
Tuttavia, già negli anni ’50 fu fondata la CEE (comunità economica europea) e proprio da quest’ultima nacque in seguito l’Unione Europea.
 
Gli Stati membri, aderendo all’UE rinunciano a parte della propria sovranità, delegandole delle decisioni in merito agli affari esteri, alla difesa, alle politiche economiche, all’agricoltura, alla pesca, al commercio ed alla protezione ambientale.
Inoltre, la Banca Centrale Europea (BCE) è incaricata di gestire la politica monetaria degli Stati che hanno adottato l’Euro.
L’Unione Europea rappresenta un’unione doganale all’interno della quale è garantita ai propri cittadini la libertà di movimento.
Trattasi quindi di una zona di libero mercato.
E’ questo, infatti, uno degli obiettivi principali dell’UE: favorire gli scambi tra gli Stati membri.
Ma, troppe volte viene scordato che lo scopo originario (sin dai tempi dell’istituzione della CEE) è quello di garantire la pace.
Non è una coincidenza il fatto che la CEE fu fondata nel secondo dopoguerra, ed il motivo principale era quello, per l’appunto, di portare la pace in un’area dilaniata dai conflitti.
 
Il bilancio dell’UE è finanziato da una percentuale del reddito nazionale di ciascun Stato membro, da dazi all’importazione sui prodotti provenienti dall’esterno dell’Unione e da una percentuale dell’IVA riscossa da ogni Paese.
Per quanto ovvio, è bene sottolineare che in situazioni di crisi economica le somme incassate dall’UE si riducono proporzionalmente al calo delle attività.
Tali risorse sono utilizzate per garantire la sicurezza alimentare e per stimolare la crescita (in particolar modo nei Paesi più deboli), investendo nei trasporti, nell’energia, nella ricerca, rispettando però l’ambiente.
 
Il capitale della BCE è invece costituito dai versamenti delle Banche Centrali Nazionali (BCN), le uniche autorizzate a sottoscriverne il capitale sociale.
Esse hanno effettuato il pagamento della prima rata il 29 dicembre 2010, mentre le rimanenti due dovranno esser versate alla fine del 2011 ed al termine del 2012.
Mi chiedo se la Banca Centrale greca rispetterà tali scadenze.
 
Ad ogni modo, ciò che mi preme evidenziare è che sia il capitale dell’UE che quello della BCE è costituito dai versamenti provenienti dagli Stati membri.
Non ci si può aspettare che l’UE risolva i problemi degli Stati aderenti, se il suo capitale è alimentato dagli stessi Paesi.
E non bisogna scordare che ogni volta che l’UE rimpingua il Fondo Salva Euro attingendo direttamente dalle proprie casse (quindi senza raccoglierlo dal mercato), inevitabilmente si indebolisce e, come più volte affermato, se si giungerà al punto in cui persino un’organizzazione internazionale sarà considerata a rischio, il clima di sfiducia raggiungerà livelli mai visti in passato, causando una vera catastrofe a livello economico/finanziario.
 
Lo stesso Fondo Salva Euro, come recentemente scritto, è una società i cui azionisti sono i 17 Paesi della Zona Euro.
 
In buona sostanza, quando si pensa agli organismi internazionali, non si deve immaginare a qualcosa che sia indipendente dagli Stati aderenti, e non si può nemmeno sognare che le loro risorse piovano dal cielo.
 
L’UE altro non è che l’unione di quegli Stati che, chi più chi meno, attualmente si trovano in grandissima difficoltà.
E abbiamo notato come i Paesi più forti (Germania e Francia) non solo non siano riusciti a risollevare quelli più deboli, ma ne siano stati contagiati avendo grandi crediti nei loro confronti.
 
All’Unione Europea partecipano 27 Stati, e, tra questi, 17 hanno adottato l’Euro (essi costituiscono l’Area Euro):

 

In grassetto sono evidenziati i 17 Stati facenti parte l’Area Euro.
Con un pò di attenzione è possibile dedurre che i PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna), in parole semplici gli Stati più in difficoltà, hanno adottato tutti l’Euro.
Non può esser una coincidenza.
Se da una parte l’euro favorisce lo scambio tra i Paesi membri, dall’altro l’impossibilità di gestire autonomamente la politica monetaria o di svalutare la propria moneta, costituiscono dei problemi.
I recenti rialzi dei tassi possono aiutare la Germania per contenere l’inflazione, ma pesano fortemente sugli Stati con una crescita debole ed ancor più su quelli con debiti enormi.
Non mi sfugge, ad ogni modo, che anche alcuni Paesi (vedi Regno Unito) che partecipano all’UE ma non utilizzano l’Euro, non se la passino bene.

A mio parere, è stato concesso con troppa facilità l’ingresso nell’Area Euro.
Sono stati fissati dei paletti (60% debito/PIL e 3% deficit/PIL) che al momento nemmeno la Germania rispetta.
Controlli insufficienti hanno permesso ad alcuni Stati (Grecia, ma ho l’impressione che non sia l’unica) di esser promossi truccando i bilanci; all’Italia è stata invece  aperta la porta persino con una deroga ai criteri richiesti.

Si è puntato sulla quantità, a discapito della qualità, non pensando alle conseguenze.
Stati deboli come la Grecia, una volta aderito all’Euro (1 gennaio 2001), riscuotendo maggior considerazione dal mercato, hanno emesso, con successo, quantitativi enormi di obbligazioni.
Forse qualcuno doveva spiegar loro che ‘obbligazione’ è un sinonimo di ‘debito’ (a dir il vero bisognerebbe spiegarlo all’intero occidente).
A quel punto, il governo si è visto arrivare nelle casse somme smisurate e non ha saputo far di meglio che sperperarle con provvedimenti insostenibili, mentre il debito saliva alle stelle.
Conosciamo tutti quale è l’attuale situazione.

Il motto dell’Unione Europea è ‘Uniti nella diversità’ ma è proprio questa eccessiva diversità a non far funzionare il sistema.
Ad esempio, l’assenza di una lingua comune riduce i benefici sugli scambi che può portare una zona di libero mercato.
Anche gli Stati Uniti sono composti da Paesi molto diversi tra loro, ma lo spirito di solidarietà è maggiore, tant’è che gran parte delle spese dei singoli Stati viene coperta dal governo centrale che può raccogliere risorse emettendo i treasury bond.
In Europa, l’idea degli Eurobond è per il momento pura utopia perchè rifiutata dai Paesi più sani.
Il motivo? Il livello dei tassi col quale verrebbero emessi sarebbe inferiore a quello dei titoli emessi dagli Stati in crisi, ma superiore a quello delle obbligazioni dei Paesi più forti.
In sintesi, gli Eurobond avvantaggerebbero i Paesi deboli ma penalizzerebero quelli forti, ed è per questo motivo che questi ultimi non prendono in considerazione tale ipotesi.

Avrebbe avuto molto più senso un’unione di pochi Stati sani, ma in quel caso non si sarebbe raggiunto uno degli scopi: aiutare i Paesi più deboli.
E’ pur vero che i risultati di un’Unione allargata, sono sotto gli occhi di tutti.   
 

Riccardo Fracasso

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