La nuova via della seta
Il Belt and Road Initiative (BRI) è un progetto annunciato nel 2013 dalla Cina, avente lo scopo di rafforzarne l’intesa economica con l’Europa e l’Africa orientale.
Tale progetto è chiamato anche ‘nuova via della seta’ prendendo il nome dall’antica ‘via della seta’, ossia quell’insieme di collegamenti terrestri, marittimi e fluviali che consentivano i commerci tra l’impero cinese e quello romano.
Per nuova via della seta non si intende esclusivamente un insieme di collegamenti ma anche una serie di intese commerciali tra la Cina e gli altri paesi aderenti.
Lo stato più contrario a tale progetto è ovviamente quello che più ne ha da perdere in quote di mercato: gli Stati Uniti.
Tra i principali Paesi avversi anche India, Giappone, Regno Unito, Francia e Germania.
Grande sostenitrice di questo progetto, invece, è la Russia che non solo ha stretto accordi con la Cina ma compartecipa in diversi progetti che la stessa ha stretto con altri Paesi aderenti.
Nel marzo 2019 l’Italia ha firmato un Memorandum of Understanding (MoU) che prevede alcune intese e altre da definire.
La nostra adesione assume anche un significato politico essendo l’Italia il primo Paese del G7 a aderire, l’unico tra i fondatori dell’Ue e l’unico tra gli Stati membri Ue più grandi.
Tra i motivi della partecipazione vi è la favorevole posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Tra i rischi, invece, quello di diventare troppo dipendenti alla Cina e tra le perplessità la presenza nel piano di Paesi non democratici.
Ho preparato e condiviso questa breve sintesi ritenendo possa essere elemento utile per farsi un’idea non sul 2022 (che prevedo complicato) ma sul futuro economico/finanziario dei prossimi anni.
Se, come probabile, questo progetto dovesse crescere, la Cina in particolare e in generale l’Asia (escluso il Giappone) ne uscirebbero come le prime vincitrici.
Immediatamente dopo, tra i Paesi beneficiari vi è la Russia che, se oggi è in forte difficoltà, in futuro potrebbe compensare la riduzione degli scambi con l’Europa col rafforzamento dei rapporti commerciali con la Cina.
Comunque, mentre per il successo asiatico nel prossimo decennio vi sono poche perplessità, per quanto riguarda la Russia è doveroso riservarsi la possibilità di controllarne le condizioni tra qualche trimestre, anche se il messaggio ora è quello di non darla per finita come verrebbe naturale farlo in questo periodo.
Tra i Paesi dell’Area Euro, potrebbero avvantaggiarsi quelli aderenti a questo progetto, come l’Italia; d’altro canto, restano vivi problemi come il debito, la dipendenza energetica, ecc.
Infine, come detto, a subire le maggiori ripercussioni da questo piano saranno gli Stati Uniti, peraltro in un contesto già molto complicato (enorme debito, stretta creditizia, ecc.).
Riccardo Fracasso
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