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Andiamo ad analizzare la situazione del tresury a 10 anni.

L’intero comparto obbligazionario è stato protagonista del più grande calo degli ultimi decenni a causa dell’impennata inflattiva alimentata principalmente dalla guerra.

Impennata che a un certo punto ha portato il mercato a scontare, attraverso vendite sui bond, l’aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali.

Il contemporaneo crollo del comparto obbligazionario (deciso anche nelle scadenze brevi) e di quello azionario ha complicato la vita dei gestori, abituati, negli scorsi cicli economici, a cali modesti dei bond.

Grafico:

Innanzitutto si osservi come la discesa sia stata capace di portare lo scorso giugno il TBOND ai minimi del 2018.

La reazione al rialzo descrive il riconoscimento di un supporto, aspetto evidentemente positivo.

Ovviamente non c’è garanzia che tale livello non sia rotto in un secondo momento.

Tuttavia, tale ipotesi si indebolirebbe nel caso di superamento dei massimi registrati a maggio e sempre più vicini.

Inoltre, contrariamente all’inflazione complessiva (CPI), ormai da tempo l’inflazione attesa sta scendendo e anche l’ultima rilevazione mensile di quella al netto delle spese per cibo e energia (PCE, la più considerata dalla FED) è stata in calo.

In buona sostanza, pur senza certezze, sussistono buone possibilità che il tresury a 10 anni e altri governativi stiano scontando scenari peggiori a quelli reali (attualmente i future prevedono per fine anno tassi FED a 3,25-3,5%) e proseguire la risalita, in coerenza col quinto stadio del ciclo economico.

Ad ogni buon conto, monitoriamo e verifichiamo se il tresury sarà già in grado di rompere i massimi raggiunti a maggio.

Riccardo Fracasso

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