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Giovedì è uscita la rilevazione nel terzo trimestre del PIL: +2,6% su base annua.

Così gli Stati Uniti escono dalla recessione tecnica in cui erano entrati nei primi due trimestri dell’anno.

Si potrebbe pensare che il peggio sia passato, ma alcuni elementi invitano quantomeno alla cautela.

Innanzitutto, il rialzo è favorito dalle esportazioni energetiche, mentre i consumi generali sono in calo.

La concentrazione della crescita principalmente in un solo settore non è sintomo di buona salute per l’economia di un Paese.

Nel frattempo, infatti, per gli altri settori l’elevata inflazione è un problema e gli interventi restrittivi sono penalizzanti sia per le aziende che per le famiglie.

Per di più, incombe la bolla del mercato immobiliare al quale, come più volte detto, è legato un forte indotto.

Non è un caso la forma invertita della curva dei rendimenti, aspetto che innalza le probabilità di una recessione che, peraltro, è ricercata dalla stessa Federal Reserve per fronteggiare l’inflazione.

Paradossalmente, dati di crescita economica (PIL al rialzo e bassa disoccupazione) allontanano nel tempo l’inversione rialzista definitiva delle borse, anziché avvicinarla.

Infatti, tale contesto non è rassicurante per la FED, il cui obiettivo dichiarato è quello di contenere l’inflazione che, seppur in calo, può raggiungere i livelli desiderati solo grazie a un marcato calo dell’occupazione (in altre parole alla crisi economica).

Fino a che lo scenario rimarrà l’attuale probabilmente la Banca Centrale proseguirà ad alzare i tassi, mentre la storia insegna che solo successivamente a un taglio deciso degli stessi i mercati azionari segnano il proprio bottom finale.

A tal proposito, riveste particolare interesse il dato sulla disoccupazione che sarà pubblicato la prossima settimana.

Un’eventuale peggioramento del quadro economico dovrebbe ridimensionare le aspettative sul rialzo dei tassi, favorendo una ripartenza definitiva del mercato obbligazionario e ulteriori vendite su quello azionario.

Giungerà il momento, ammesso non sia già arrivato, in cui mentre l’ennesima reazione al rialzo dell’equity si rileverà ancora una volta temporanea, quella del bond proseguirà senza ulteriori indugi.

Riccardo Fracasso

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