Alla luce di quanto sta succedendo, aggiorniamo la situazione del bitcoin in modo oggettivo, resistendo alla tentazione di farlo come tifosi.
La mia opinione sulle criptovalute è rimasta invariata nel tempo, indipendentemente dal trend del momento in cui la esponevo.
Circa due mesi fa, esaminando il bitcoin:
“Si osservi come la decisa discesa (oltre -70%) dell’ultimo anno, ben governata dalla forchetta A-B-C, ha schiacciato il prezzo presso la parallela inferiore di un ampio canale rialzista pluriennale.
A questo punto, l’eventuale tenuta vedrebbe ampi margini di rialzo, mentre il cedimento netto sarebbe un segnale fortemente negativo che imporrebbe riflessioni anche sul futuro stesso del bitcoin.”.
Dopo svariati mesi di fase laterale (presumibilmente distributiva), nell’ultima settimana (-20,14%) abbiamo assistito al cedimento della parallela inferiore dell’ampio canale rialzista.
Considerando il grafico di lungo termine e la volatilità che contraddistingue il bitcoin, a mio avviso sarebbe bene attendere la conferma mensile prima di scartare l’ipotesi di una falsa rottura.
Ovvio che quanto più nei prossimi giorni i prezzi dovessero ulteriormente allontanarsi dalla parallela inferiore e tanto più tale possibilità si affievolirebbe.
Da un asset giovane e speculativo come quello delle criptovalute è normale attendersi oscillazioni molto forti ma finora il bitcoin, pur protagonista anche di altri enormi deprezzamenti, si era mantenuto ‘diligentemente’ all’interno dell’ampio canale rialzista tracciato nel grafico.
Se da una parte è doveroso non lasciarsi andare a sentenze troppo frettolose per tutte le criptovalute, dall’altro anche i più grandi sostenitori dovrebbero quantomeno porsi delle domande.
Nonostante lo scetticismo di molti per l’analisi grafica, non è un caso che la fuoriuscita dal canale ribassista sia coinciso con la dichiarazione di fallimento da parte di FTX, una delle più importanti piattaforme di scambio di criptovalute al mondo.
Fallimento preceduto da quello di Celsius e di Terra.
Ho ribadito più volte che le criptovalute non sono un bene rifugio ma, molto più semplicemente, una valuta digitale.
Come ogni valuta il valore delle cripto è legato esclusivamente alla fiducia che, in questo caso, è più vulnerabile non avendo alle spalle una Banca Centrale.
Fiducia che con questi fallimenti subisce duri colpi.
Se proposti in modo corretto dagli intermediari, eviterei di parlare di truffe, ma di operazioni speculative non andate a buon fine.
L’aspetto importante è proprio essere consapevoli di ciò che si acquista.
Il concetto di ‘bene rifugio’ sbandierato da molti unitamente agli spettacolari rialzi del passato, però, hanno spinto molti investitori ad acquistare con l’illusione di realizzare enormi e facili guadagni privi di rischio.
Magari il futuro sarà roseo per alcune cripto, ma l’importante, ripeto, è che l’eventuale ingresso e la percentuale di esposizione siano decisi tenendo conto delle caratteristiche dello strumento finanziario e del proprio profilo personale.
Riccardo Fracasso
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