EURO/DOLLARO: CHI E’ SOPRAVVALUTATO? Quinta ed ultima parte.
Analisi tecnica
Dopo ben 4 articoli di approfondimento dei fondamentali che influenzano maggiormente il rapporto euro/dollaro, concluderò l’intero studio con un post dedicato all’analisi tecnica di tale cambio.
Anche se la circolazione fisica dell’euro ha avuto inizio il 1° gennio 2002, il suo debutto risale al 1999.
Pertanto, prenderemo in considerazione il grafico degli ultimi 13 anni:
Possiamo osservare che l’euro ha segnato il proprio minimo storico (0,8231) nell’ottobre del 2000, quindi poco dopo la propria nascita, per poi risalire per quasi 8 anni e segnare un massimo assoluto (1,6038) nel luglio 2008.
Dopo di che lo scenario è decisamente peggiorato.
I principali segnali tecnici di difficoltà che negli ultimi anni si sono manifestati sono ben 3:
· a novembre 2009 un movimento rialzista dell’euro si è dimostrato incapace di spingersi oltre i precedenti massimi, fermandosi a 1,5145;
· a giugno 2010 l’euro ha registrato un minimo (1,1877) inferiore a quello dell’ottobre 2008 (1,2330);
· a maggio 2011 (quindi recentemente) un ulteriore rimbalzo si è fermato a 1,494, quindi a livelli inferiori non solo ai massimi assoluti di luglio 2008, ma anche ai massimi relativi segnati a novembre 2009.
Insomma, abbiamo un euro che, rapportato al dollaro, negli ultimi anni si è dimostrato incapace di superare i precedenti massimi ma è stato in grado di perforare il precedente minimo.
In buona sostanza, ciò vuol dire massimi e minimi decrescenti e se tale impostazione dovesse mantenersi, la prossima gamba ribassista avrebbe come obiettivo (in quanto obiettivo non è detto che riuscirà a realizzarlo) quello di scendere sotto il minimo di giugno 2010 (1,1877).
Ovviamente tale previsione è una semplice ipotesi che andrà monitorata in funzione anche agli interventi delle Banche Centrali che, come abbiamo già sottolineato, possono stravolgere ogni attesa.
E’ doverosa un’ultima considerazione:
poiché attualmente il cambio quota1,4361 (chiusura di ieri) è corretto affermare che si trovi molto più vicino ai massimi assoluti che non ai minimi.
Tutto ciò non è casuale, anche perché in questi anni il dollaro, tra l’altro, è stato sfavorito da una politica monetaria sicuramente molto più espansiva (tagli dei tassi, stampa nuove banconote, ecc.) di quella dell’Unione Europea.
Tuttavia, il fatto che l’euro si trovi nella parte alta del range, fa si che tecnicamente, in caso di inversione di tendenza, vi siano ampi spazi di discesa per la nostra valuta.
E motivi per un’inversione di tendenza, come abbiamo visto nei recenti approfondimenti, ve ne sono parecchi.
Riccardo Fracasso
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