Partiamo subito col grafico dello S&P 500:

S&P 500 – Grafico nr 1

L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.428 punti, registrando un -0,3%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -2,21%.

Ultime sedute:

S&P 500 – Grafico nr. 2

 La scorsa settimana:

“…negli ultimi 20 giorni le cosiddette mani forti sembrano aver piazzato diversi ordini in area 1.460; questo è un aspetto di assoluto rilievo perchè questa fascia, ad oggi, va considerata come una resistenza ed allo stesso tempo come un’area intorno alla quale le mani forti potrebbero star distribuendo (quindi vendendo o ancor meglio aprendo posizioni short).”.

 In questa settimana abbiamo avuto la conferma dell’ipotesi avanzata.

Inoltre, guardando il secondo grafico è possibile notare come la situazione tecnica sia peggiorata.

Innanzitutto in sole cinque sedute lo S&P 500 ha invertito al ribasso tutti e tre i trend (breve, medio e lungo) precedentemente rialzisti.

Inoltre, per la prima volta dalla sua nascita, l’ampio canale rialzista (A1-A2) è stato sforato, seppur di poco.

Il problema è che la chiusura settimanale sui minimi ne rende probabili ulteriori per la prossima, e se così fosse l’indice americano uscirebbe in modo più netto dal canale.

Va comunque evidenziato che ogni movimento già dopo tre-quattro chiusure dello stesso segno diventa alquanto vulnerabile ad eventuali correzioni; nel caso specifico, tralasciando il +0,02 di giovedì, mancano chiusure positive da ormai diverse sedute, il che incrementa le probabilità d’assistere almeno ad una giornata positiva.

Per di più, seppure il Detrended non registri ancora nemmeno un moderato ipervenduto, l’RSI a due giorni (così impostato segnala ipercomprato/ipervenduto sul brevissimo), assai efficiente sullo S&P, ne segnala molto.

Tuttavia, al momento si sta parlando di un semplice rimbalzo; ora come ora non c’è spazio per ottimismo di medio/lungo termine, sia per i motivi precedentemente spiegati sia per quanto andremo a vedere dal prossimo grafico con time frame settimanale:

S&P 500 – Grafico nr. 3

La configurazione che ho evidenziato nel riquadro è una engulfing bearish, una figura di inversione ribassista molto attendibile e della quale riporto un esempio scolastico:

ENGULFING BEARISH – Grafico nr. 4

Come potete osservare, accostando l’esempio al caso specifico, tutti i requisiti sono rispettati: i colori sono corretti, il corpo della prima candela è coperto dalla seconda (per di più è inferiore al 70% della seconda) e c’è un trend nettamente rialzista da invertire.

A voler essere pretenziosi si potrebbe aver voluto che il massimo del trend fosse segnato proprio all’interno della configurazione, ma ciò non toglie che siamo di fronte ad una engulfing bearish su base settimanale, e proprio perchè su base settimanale i suoi effetti potranno vedersi per un periodo che va da una a 5 settimane (ciò non esclude che il ribasso possa prolungarsi per un periodo superiore ma, in tal caso, eventuali prosecuzioni che andranno oltre le 5 settimane non avranno alcuna attinenza con la Engulfing).

Inoltre, la figura è talmente attendibile da non richiedere una conferma immediata nella prossima settimana.

Per quanto ovvio, va detto che la engulfing ci indica l’ipotesi più probabile ma non quella certa.

Ora prendiamo in considerazione lo stesso grafico ma stavolta su base giornaliera:

S&P 500 – Grafico nr. 5

Più volte in questo blog ho sostenuto come un mercato al rialzo sia composto da una serie di minimi e di massimi rialzisti; se consideriamo gli ultimi due massimi (evidenziati nel grafico) non sono crescenti.

Già questo è un campanello di allarme, al quale dobbiamo aggiungere il fatto che pure la sequenza dei minimi crescenti s’è interrotta e, l’eventuale rottura (al momento probabile) di area 1.430 classificherebbe il movimento in corso come correzione (nel caso di tenuta invece si potrebbe parlare di movimento laterale all’interno del range 1.430-1.470).

Obiettivi della correzione?

Andiamo a ricercali servendoci del seguente grafico:

S&P 500 – Grafico nr. 6

Considerando il minimo (1.266) ed il massimo (1.474) della gamba rialzista attivatasi a a giugno di quest’anno, abbiamo i seguenti livelli di ritracciamento di Fibonacci:

  • 1.395 (38,2%);
  • 1.370 (50%);
  • 1.346 (61,8%).

Innanzitutto alcune considerazioni statistiche: nella maggioranza dei casi un ritracciamento si ferma al primo livello, mentre sono nettamente inferiori le volte in cui si arriva al secondo.

Nel caso si giunga persino al terzo, la correzione assume sempre più i contorni dell’inversione.

Ciò premesso, è sempre utile nell’analisi tecnica avere delle conferme e se guardiamo nel grafico notiamo che sia il ritracciamento del 38,2% (a 1.395 punti) che quello del 50% (a 1.370 punti) sono pressochè in linea con significative concentrazioni di volumi; in buona sostanza, sono entrambi target piuttosto credibili.

In presenza di un chiaro movimento rialzista, il più delle volte i ritracciamenti  devono essere considerati come occasioni di ingresso; ciò premesso, va comunque detto che le fasi correttive sono fasi delicate perchè l’eventuale verificarsi di un evento imprevisto potrebbe trasformarle in vere e proprie inversioni, pertanto, è finanziariamente corretto inserire ordini nei pressi dei livelli citati ma sempre accompagnati da stop loss.

Riccardo Fracasso

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