Partiamo subito col grafico dello S&P 500:
L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.472 punti, invariato rispetto alla chiusura di giovedì.
Il bilancio settimanale è pari ad un +0,38%.
Ora passiamo all’analisi del profilo dei volumi delle contrattazioni che vanno dal 4 giugno ad oggi:
La massima concentrazione dei volumi (POC) resta a 1.413.
Tuttavia, nel frattempo, l’ultima settimana sviluppatasi in area 1.460 punti ha favorito un ulteriore incremento di volumi presso tale livello, già in precedenza molto scambiato.
Come più volte precisato, concentrazioni importanti di volumi suggeriscono la presenza della mano primaria che potrebbe o aver accumulato o aver distribuito.
Va inoltre precisato che ad oggi, nonostante lo S&P 500 si trovi a 1.472 punti, non abbiamo alcuna rottura convinta di area 1.460 punti.
Stiamo infatti parlando di un’area intorno ad un prezzo e come possiamo osservare dal grafico anche in passato (primo riquadro blu) si oscillò un pò prima di scendere.
Proseguendo nell’analisi, di seguito, riporto uno stralcio di quanto scritto la scorsa settimana in merito al Vix:
“Se da una parte va detto che con un livello di volatilità così basso sono assai improbabili discese violente, dall’altra non va trascurato che soglie simili rappresentano una scarsa avversione al rischio da parte degli operatori.
Inoltre, aspetto più importante, la liquidazione delle coperture da parte degli investitori è stata talmente violenta da originare la formazione di un Gap Down: è un eccesso ed è destinato ad essere colmato.
Ciò significherebbe rialzo della volatilità almeno fino a 17,88 dagli attuali 13,83.
Grafico aggiornato:
Il gap down resta aperto e nella settimana sono stati toccati i minimi degli ultimi 5 anni: ciò significa scarsa avversione al rischio, che dev’essere considerata elemento positivo e fisiologico in un contesto di RISK OFF (assenza di rischio), mentre in una situazione di RISK ON (presenza di rischio) va letta come un segnale di pericolo imminente.
Ad oggi il contesto è apparentemente sereno ma i rischi sono dietro l’angolo, mi riferisco in particolar modo al fatto che entro la fine di febbraio gli Stati Uniti dovranno decidere in merito ai tagli della spesa (togliendo inevitabilmente risorse all’economia reale) e sappiamo bene che i mercati azionari anticipano gli eventi.
Ad ogni modo, il Gap Down ancora da chiudere ed il forte ipercomprato (vedi Detrended grafico nr. 1) rendono probabile quantomeno una correzione e ciò proprio mentre lo S&P è tuttora in area 1.460.
Riccardo Fracasso
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