S&P 500 oltre la resistenza
Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.900 punti, registrando un +0,42%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +1,21%.
La scorsa settimana:
“Si osservi come nel passato le fasi laterali sui massimi visibili su grafico settimanale ed in divergenza con l’RSI (massimi decrescenti) hanno preceduto correzioni di un certo spessore.”.
Grafico:
Come si può notare, dopo ben 11 chiusure settimanali inferiori a 1.883 punti, l’ultima settimana si conclude con lo S&P 500 a 1.900.
Inoltre, il superamento di area 1.883 punti dovrebbe farsi più vistoso nel corso della prossima settimana se si considera che le chiusure di seduta e di settimana hanno coinciso con i massimi.
Quindi, anche per l’indice americano, come per il nostro, la settimana appena conclusa ha eliminato alcuni elementi critici.
Ora un occhio al grafico a 25 anni della volatilità:
Il VIX ricordo essere un indice di copertura (tramite derivati) del sottostante (S&P 500); quanto maggiore è il suo valore e tanto maggiore è la copertura da parte degli operatori e quindi il loro timore che il mercato scenda.
Al momento il VIX è a 11,36%, un valore decisamente contenuto che descrive una scarsa avversione al rischio da parte degli investitori che, quindi, stanno tenendo la guardia molto bassa.
Siamo già ora in un’area di forte eccesso.
Nel caso di un ulteriore calo che portasse il VIX a contatto dell’area dei minimi degli ultimi 25 anni (9,5-10), le probabilità di una deciso cambio di direzione diverrebbero notevoli.
Un deciso cambio di direzione al rialzo del VIX rappresenta una delle condizioni per un’inversione ribassista dello S&P 500.
Nel frattempo, qualcosa parrebbe cambiare anche in merito al Margin debt, le cui ultime 2 rilevazioni mensili in calo segnalano un minor ricorso alla leva.
Tuttavia, servono conferme per poter parlare del passaggio da una fase risk on ad una risk off.
Considerando quanto esposto in questa analisi si può affermare che se da una parte l’impostazione tecnica di breve non esclude, anzi, indica come probabile ulteriori allunghi, dall’altra si stanno delineando sempre più le condizioni per lo sviluppo di una fase distributiva.
Riccardo Fracasso
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