Ieri sera Powell ha annunciato un rialzo di un quarto di punto dei tassi, portandoli quindi 5-5,25%, a livelli che non si vedevano dal 2007.

Si tratta del decimo rialzo consecutivo, evento con pochi precedenti storici.

L’interesse, più che alla decisione (ampiamente attesa), era più rivolto al comunicato che l’accompagnava.

Comunicato dal quale, al contrario del passato, non si indicano più come appropriati futuri rialzi, ma semplicemente come ipotesi da valutare.

Parole coerenti con una politica che diventa neutrale e il cui futuro dipenderà dai dati (un occhio di riguardo alla disoccupazione).

Prende corpo, quindi, l’ipotesi che sia stato raggiunto il pivot, scenario che da diversi mesi ha spinto i mercati verso l’alto.

Tuttavia, mentre ciò ha un senso per il mercato obbligazionario, ne ha meno per quello azionario (invito la rilettura di un post pubblicato nel novembre 2022).

Sempre ieri sera, il presidente della Federal Reserve ha affermato che il “Il sistema bancario statunitense è solido e resistente”, parole che ricordano un po’ quelle dell’estate del 2021, quando lo stesso Powell parlò di “inflazione transitoria”.

Sappiamo tutti com’è andata a finire.

Riccardo Fracasso

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