Ftse Mib: arriva lo scivolone
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 18.177 punti, registrando un -3,27%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -4,98%.
La scorsa settimana:
“Dal punto di vista prettamente tecnico, fino a che il mercato non riuscirà a rompere in modo convinto la parallela superiore della forchetta ribassista (ancor meglio area 20.200 punti) resterà concreta l’ipotesi di qualche scivolone anche piuttosto consistente e veloce.”
Lo scivolone non si è fatto certo attendere, col Ftse Mib che ha perso quasi il 5% nella seduta immediatamente successiva.
Ieri, alla luce di una chiusura giornaliera in gran rialzo (+3,69%), si precisava quanto segue:
“Ad ogni modo, è ancora bene mantenere i piedi per terra poiché sono necessarie ulteriori conferme (tecniche e non) per escludere future turbolenze.”.
Evidentemente il crollo di oggi non rappresenta una conferma a quanto di buono fatto ieri.
Per di più, il forte calo odierno (la più significativa della settimana) suggerisce che le vendite probabilmente non sono esaurite.
Se così fosse, la prossima settimana dovremo assistere perlomeno all’ennesimo sforamento della parallela inferiore della forchetta rialzista di lungo termine:
Nel caso di un ulteriore estensione ribassista, sarà bene valutarne la profondità e la capacità di recupero del Ftse Mib entro la fine della prossima settimana.
Riccardo Fracasso
9 Responses to Ftse Mib: arriva lo scivolone
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Buonasera Riccardo e grazie per le consuete e gradite analisi! La speculazione si sta davvero facendo sentire e non si riescono a trovare livelli sicuri… speriamo che l’argine sui 17.700/17.000 regga anche stavolta in una sorta di triplo minimo! Molti titoli come B. Popolare (8,9/9 euro) e Ubi (5,25/5,20) sono su supporti forti ma con la speculazione in atto non si è sicuri di nulla… 🙁 cosa pensi di un eventuale ingresso su questi singoli titoli ed in particolare Banco Popolare? Grazie mille in ogni caso, anche solo x l’attenzione! Filippo
Salve Filippo,
per quanto riguarda il nostro listino in questo periodo esistono temi il cui sviluppo (imprevedibile con certezza) rende assolutamente incerto l’andamento futuro di breve termine.
E ciò vale ovviamente pure per i singoli titoli.
Se invece si osserva con un orizzonte temporale di più ampio respiro sarei dell’idea che nel corso del 2015 qualche mese in sovraperformance rispetto agli altri indici, l’area euro (in particolar modo le borse periferiche) li dovrebbe avere.
Per Banco Popolare il trend al momento è negativo e non vedo segnali di ingresso (vedo un supporto in area 8,6 ma personalmente preferirei un’entrata più sicura, anche se dovesse significare un maggior costo.
A dirla tutta io poi preferisco sempre più un approccio che mira alla diversificazione a quello del singolo titolo.
Ubi è nei pressi di un bel supporto.
Le strategie potrebbero esser l’acquisto su questo supporto impostando lo stop loss sotto o, comportamento più sicuro, attendere un eventuale temporaneo sforamento (non è detto ci sarà) seguito da un pronto recupero potrebbero esser letti come un segnale di acquisto (stop loss appena sotto tale supporto).
Buona giornata
Riccardo, io darei uno sguardo anche ad unicredit per capire dove l’ ftsemib è diretto. Unicredit, correggimi se sbaglio, è il titolo a maggior capitalizzazione ed è quindi abbastanza logico pensare che unicredit ed ftsemib si muovano insieme, per lo meno il più delle volte. Personalmente non mi limito a guardare l’ ftsemib soltanto, ma contemporaneamente do uno sguardo anche a tutti i maggiori titoli che lo compongono e cerco di assicurarmi che tutti, o la maggior parte, arrivino contemporaneamente su supporti importanti o su resistenze importanti. Diciamo che anzichè concentrare il mio giudizio sul solo grafico dell’ indice, lo distribuisco su una serie di grafici, ivi compreso quello dell’ indice. Lo faccio per ridurre il margine di errore. Beh tornando ad unicredit, attualmente ritengo che il titolo si trovi in una zona ”interessante”. Ciao.
Ciao Giorgio,
Unicredit ha il 9% di capitalizzazione mentre Eni ha il 15%.
Eni è fortemente influenzata dall’andamento del petrolio che potrebbe non esser distante dal rimbalzare (da verificare)
Per quanto riguarda Unicredit, attenderei l’eventuale recupero di area 5,05 (al momento violata) per poter valutare ipotesi rialziste.
Fai bene a guardare anche la situazione grafica dei titoli più importanti.
Buona giornata.
Grazie mille Riccardo per le pronte indicazioni! Buon fine settimana ed a presto! Filippo
Buongiorno Riccardo,
causa gli esigui rendimenti dei btp, da alcuni mesi mi sto interessando al mercato azionario, al momento più come osservatore e con una piccola quota in fondi azionari, azionario america ed italia( consigliati dalla mia banca).
Documentandomi tramite internet ho notato che quando vi è una elevata volatilità, come sembra adesso, i mercati scendono.
Una cosa che temo ancor di più è un profit warning di eni.
Ho letto che con il petrolio sotto i 45$ la compagnia non farebbe utili trascinando, di conseguenza,il listino italiano verso il basso.
Pensa sia una eventualità possibile?
La ringrazio
Salve Alessandro,
augurandomi non sia considerata una mancanza di rispetto, possiamo darci tranquillamente del ‘tu’, è più scorrevole e meno pesante.
Ti confermo che, solitamente, le fasi di calo sono accompagnate da un aumento della volatilità.
In linea generale la volatilità aumenta quando sale l’avversione al rischio da parte degli investitori, e viceversa.
Nell’eventuale momento in cui dovessero rientrare alcuni problemi, scenderà l’avversione al rischio e con essa la volatilità, e saliranno i listini azionari.
In merito ad Eni è molto probabile che gli utili saranno inferiori alle attese ma allo stesso tempo va considerato che il titolo ha perso ben oltre il 30% in 6 mesi.
In buona sostanza, sta già scontando una drastica riduzione degli utili.
L’importante è che il petrolio trovi una base da cui ripartire, che potrebbe (il condizionale è d’obbligo!) anche essere vicina.
Per quanto riguarda il tuo ragionamento iniziale incentrato sulla carenza di alternative, è un ragionamento che, nel momento in cui dovesse schiarirsi il quadro generale, a mio avviso faranno in molti.
E’ anche per questo motivo che, personalmente, non escluderei, come molti fanno, l’ipotesi di futuri acquisti importanti sul nostro listino.
Ovvio che tale ipotesi è legata allo sviluppo dei temi che ho più volte citato (QE, Grecia, ecc.) e che però sono al di fuori del mio controllo.
Ciao Riccardo, alcune considerazioni.
Diverse settimane fa, commentando un post dove si elencavano i pro e i contro rispetto ad un ipotetico e prospettico rialzo dei listini, facevo notare come a mio avviso venissero erroneamente sottovalutate le motivazioni di carattere fondamentale, macroeconomiche ed extraborsistiche (ad es. geopolitiche), mentre all’opposto venissero sopravvalutate le mere motivazioni tecniche (ad es. il trend, allora ancora definito “saldamente rialzista”).
Da allora ad oggi, noto con un certo compiacimento – sul quale però mi guardo bene dall’indulgere – come nei successivi commenti gli aspetti extraborsistici abbiano nel frattempo ormai preso il netto sopravvento: ultimo esempio, quello di pochi giorni fa nel quale appunto se ne riassumono i principali (Grecia, petrolio, Russia, QE) e li si pone addirittura come “disclaimer” di ogni ragionamento.
E’ curioso notare, leggendo in giro (N.B. : ma NON mi riferisco ai commenti di questo blog), come frasi abbastanza abusate in Borsa – ad esempio quelle secondo cui “il mercato anticipa” o “i prezzi scontano tutto” – vengano tirate fuori un po’ ad orologeria solo quando le cose procedono come previsto e mai quando invece intervengono fattori esogeni destabilizzanti che pure avrebbero potuto e dovuto essere messi quantomeno in conto.
Tutto ciò premesso, vorrei soffermarmi sull’unico fattore “esogeno” che invece è stato da tempo ampiamente rimarcato: il QE. Tema ormai così inflazionatissimo da potersi affermare, con una battuta, che almeno sulle parole il suo effetto persino iperinflattivo l’ha già ampiamente raggiunto!).
Faccio nuovamente notare, come già in quel vecchio commento, come il mercato abbia fatto segnare il suo massimo annuale a giugno 2014 proprio in occasione delle parole di Draghi nel quale è stato ipotizzato per la prima volta. Da allora si è innescato un trend ribassista interrotto da rimbalzi a loro volta sempre innescati con le esternazioni del presidente BCE e culminati con la riaffermazione della probabilità del QE : a settembre, novembre, e poi nella prima seduta dell’anno. Massimi decrescenti: come dire che i listini sono stati ripetutamente “tirati su” da questa argomentazione (o prospettiva) ma poi altrettanto ripetutamente calamitati in giù dall’insieme di tutte quelle altre motivazioni – sempre extratecniche – il cui peso dobbiamo però constatare che sia stato indiscutibilmente maggiore se, come è oggettivo, il risultato netto finale si è tradotto in un trend discendente.
Come dire che alla fine, riflessi in termini grafici, i driver extratecnici hanno avuto “anche” una consacrazione tecnica.
Ecco il motivo della mia sorpresa nel continuare a leggere – ancora poche settimane fa – di un “trend saldamente rialzista” a dispetto di tutta una serie di condizioni al contorno, allora minimizzate ed oggi, invece, poste come fulcro, premessa e quasi “disclaimer” di ogni ragionamento. Sia ben chiaro: non è una critica, solo una constatazione con la schiettezza che mi piace avere verso gli interlocutori che continuo comunque a stimare e a seguire.
A tal proposito vorrei aggiungere un’altra fondamentale osservazione relativa al QE. Mi trovo mio malgrado ancora una volta a dovermi dissociare da una definizione ormai onnipresente di taumaturgico “rimedio” che ritengo alquanto frettolosa. A differenza dei QE implementati in Usa e in Giappone, nel caso europeo è impossibile pronunciarsi finchè non ne saranno chiariti i contorni ed i contenuti in termini sia quantitativi, sia qualitativi, sia procedurali: le cornici regolamentari sono molto più complesse e vincolanti. In altri termini, la definizione concreta rischia di essere più il “second best” frutto di un negoziato “politico” che non una “first choice” di carattere economico, quindi un compromesso al ribasso che di norma già solo per questo penalizza gli esiti finali. Inoltre andrebbe tenuto presente che, anche a prescindere da questi aspetti e dando per scontato che ne derivino degli effettivi benefici (tutto da verificare) questi andrebbero comunque a “spalmarsi”, su tutti i Paesi UE, quindi diluendosi e in molti casi addirittura elidendosi e sterilizzandosi a vicenda allorché gli interessi bilaterali di alcuni Paesi si trovano ad essere contrapposti (ad es. proprio Italia e Germania). Insomma, una serie di incognite che , come si vede, sembrano suscitare un’apparente perplessità nel mercato proprio nel momento in cui – con l’annuncio arrivato dopo un’attesa messianica – il QE dovrebbe scatenare tutti i previsti entusiasmi dovuti alle sue presunte capacità taumaturgiche.
Ma a questo vorrei aggiungere anche un dettaglio oggettivo che appare clamoroso per il modo in cui sembra venire ignorato: storicamente l’andamento dei listini ha registrato una correlazione inversa rispetto al bilancio BCE. In altri termini, a una espansione di quest’ultimo è corrisposto un ribasso degli indici; e ad una contrazione, un rialzo. L’ultimo esempio è proprio quello degli ultimi tre anni, nei quali il bilancio BCE si è contratto di circa mille miliardi di euro dai massimi toccati nel 2012 e, contemporaneamente, le Borse europee sono tutte salite. Quindi, l’annunciata intenzione di Draghi di riportare il bilancio a quei massimi riespandendolo fino a 3000 miliardi, magari appunto anche tramite il QE, dovrebbe sortire un effetto esattamente opposto a quello che tutti si attendono (o forse, sarebbe meglio dire, che vengono spinti ad attendersi). Questo naturalmente, se la storia si ripete.
Ma siccome finora non appare minimamente smentita, non posso che ribadire quanto affermato nel mio commento di due mesi fa, ossia che a mio avviso gli effetti del QE sono stati già sortiti da mesi con la strategia comunicazionale di Draghi, mentre la sa eventuale implementazione (e ferme restando tutte le incognite prima accennate) avrebbe effetti opposti che, come di consueto, saranno destinati a “sorprendere” i più.
Un saluto.
Salve Andrea,
ricordo bene il tuo commento.
Premetto che non sono tra coloro che ritengono che l’analisi tecnica sia infallibile, ma che, se usata con attenzione, sia utile ad indicare quel che è lo scenario più probabile, ma con la consapevolezza non sia necessariamente quello giusto.
Prova ne è che consiglio sempre a chi si appresta ad elaborare un’analisi di ricercare l’esistenza di eventuali elementi di smentita alle proprie conclusioni, ancor prima di verificare eventuali conferme.
Ritengo anche di aver dimostrato negli anni (particolarmente negli ultimi) di condurre le mie analisi in tal senso, quindi in modo obiettivo.
L’andamento delle ultime settimane del Ftse Mib è la prova che nel momento in cui l’attenzione del mercato è rivolta ai rischi, prevalgono le vendite, ma quando si sposta ai rimedi, ripartono gli acquisti.
E’ bene precisare che nelle settimane che separano il tuo commento al precedente, non si conosceva l’esito delle elezioni presidenziali greche.
Questo, è un punto centrale che ti invito a tenere presente nelle tue considerazioni.
Io ho valutato tale aspetto per quel che era, ossia un rischio potenziale, ma per esperienza ho imparato che i pericoli vanno monitorati con molta attenzione ma non sopravvalutati.
L’andamento del Ftse Mib (spiegato in una recente analisi) dimostra come i tentativi di superare un importante riferimento tecnico (parallela superiore della forchetta ribassista) siano coincisi prima con l’annuncio del primo ministro dell’anticipazione delle presidenziali e poi con l’annuncio del fallimento delle votazioni.
Fallito anche il terzo round delle elezioni presidenziali ne ho preso atto ed ho considerato che l’ipotesi di uno scivolone (poi effettivamente verificatosi) fosse probabile perché l’attenzione del mercato s’era ormai spostata verso i rischi.
Spesso non si tiene conto che chi conduce un’analisi non ha la palla di cristallo e non può conoscere in anticipo lo sviluppo di alcuni temi (decisioni Banche Centrali, guerre, ecc.).
Ovviamente non avremo mai la controprova, ma nel caso in cui fosse stato raggiunto un accordo per l’elezione del nuovo presidente, forse l’attenzione degli investitori sarebbe tornata/rimasta sul possibile QE, e sarebbero proseguiti gli acquisti.
Sarebbe bene chiedersi se il mercato stia iniziando a scontare uno scenario eccessivamente negativo per quanto riguarda la vicenda greca.
Se così fosse, se dovesse rientrare è lecito pensare ad una ripresa del rialzo preesistente.
In merito al trend, è un discorso prettamente tecnico, e in quanto tale prescinde da qualsiasi aspetto di altra natura.
Una sequenza di minimi e massimi crescenti rappresenta un trend rialzista, e viceversa; questo è indiscutibile.
Ovviamente può variare a seconda dell’orizzonte temporale considerato.
Non ho il prosciutto sugli occhi, vedo la sequenza di massimi e minimi decrescenti avviatasi a Giugno 2014, anche se avrai notato anche tu, da buon osservatore quale sei, la difficoltà di registrare ulteriori nuovi minimi.
D’altro canto, passando ad un orizzonte temporale più ampio è evidente il trend primario rialzista, seppur recentemente sia messo sotto pressione.
Per quanto riguarda il QE, sia chiaro, quando parlo di ‘rimedio’ non mi riferisco tanto all’aspetto economico ma soprattutto a quello finanziario.
Per QE si intende l’acquisto di titoli di Stato a fronte della stampa di denaro fresco.
Liquidità fresca che viene iniettata nel sistema finanziario, un sistema in cui vige il principio dei vasi comunicanti governato dalla convenienza (talvolta anche dal sentiment).
In questa fase il mercato obbligazionario e quello monetario presentano rendimenti assolutamente poco attraenti, motivo per cui, per quanto i titoli di debito possano inizialmente essere anch’essi favoriti da tale nuova liquidità, ritengo notevoli le probabilità che i maggiori beneficiari saranno gli indici azionari rimasti più indietro.
Questa è quel che io definisco ‘analisi logica’ dei mercati finanziari.
La discesa del mercato avviatasi a Giugno potrebbe essere ricondotta (e qui si che l’analisi tecnica ha il suo valore) al semplice raggiungimento della parallela superiore della forchetta rialzista.
Tale discesa dimostra che il mercato stia scontando (eccessivamente?) i problemi, e non abbia scontato invece il QE.
Quando e se cambierà il sentiment ed aumenterà la propensione al rischio, ritengo che le borse periferiche saliranno in modo consistente.
Per quanto riguarda l’andamento passato, suppongo (correggimi se sbaglio) tu ti riferisca in particolar modo al 2011.
Al tempo i rendimenti del mercato obbligazionario erano molto più appetibili ed è normale che il denaro finisse principalmente lì.
Successivamente (Luglio 2012), quando è tornato il sereno (il sentiment, come detto in precedenza, è il secondo driver che muove il denaro), anche il mercato azionario è cresciuto.
A mio avviso, tendi a sottovalutare sia il potere delle Banche Centrali che l’assenza di carenza di alternative appetibili.
Condivido che fino a che l’attenzione rimarrà rivolta verso i problemi sarà complicato salire, ma ritengo anche che il QE non sia assolutamente scontato e che nel caso dovesse essere annunciato e se determinati rischi (Grecia, ecc.) non degenerassero, le borse periferiche avranno ampi margine di salita.
Buona serata.