From the daily archives: giovedì, Gennaio 8, 2015

Recentemente si è rimarcato il concetto secondo cui lo sviluppo di alcuni temi importanti (QE, Grecia, Petrolio, Russia) avrebbe fortemente condizionato l’andamento dei listini azionari (in particolar modo quelli appartenenti all’Area Euro).

Aggiorniamo quindi la situazione di due di questi temi.

Grecia

 

Gli ultimi sondaggi vedono il partito anti-euro Syriza sempre in vantaggio ma con un distacco in calo: 30,4% delle preferenze contro il 27,3% di Nea Dimokratia.

Inoltre, ben il 74,2% degli intervistati (quindi, anche una parte dell’elettorato di Syriza) ha dichiarato di non volere l’uscita della Grecia dall’Area Euro.

Questi dati sono spunto per alcune considerazioni:

  • la vittoria di Syriza non è poi così scontata;
  • ammessa e non concessa la vittoria, Syriza non avrebbe comunque i numeri per governare da sola e dovrebbe coalizzarsi ammorbidendo la propria posizione (parte stessa del suo elettorato non gradisce estremismi).

Il mercato, dopo una reazione emotiva, sembra iniziare a considerare in modo più razionale la situazione.

QE europeo

 

Per quanto riguarda il QE sono diversi gli aspetti da evidenziare:

  • ieri è stato diffuso l’indice dei prezzi al consumo (inflazione) dell’Area Euro a dicembre, sceso dello 0,2% rispetto ad un anno fa (era dall’Ottobre del 2009 che non si vedeva una variazione negativa);
  • la BCE ha affermato che eventuali finanziamenti a favore della Grecia saranno condizionati al rispetto di un nuovo programma di salvataggio;
  • Draghi recentemente ha dichiarato l’intenzione di voler espandere il bilancio della BCE da 2.200 MLD a 3.000, il che implica l’emissione di 800 MLD di euro, ammontare molto consistente;
  • in merito all’utilizzo di tale somma, Draghi in giornata ha ribadito che le nuove misure potrebbero comprendere “l’acquisto di vari asset, inclusi i bond sovrani.”.

La lettura d’insieme di tali aspetti, pur non offrendo certezza, avvicina e rafforza in modo consistente l’ipotesi che la BCE adotti il QE.

Appare probabile un annuncio già il 22 gennaio (in caso contrario le probabilità di nuove ondate di vendite sarebbero elevate).

Premesso che non si ritiene che i problemi possano essere definiti superati, l’andamento odierno dei mercati azionari dimostra come non appena gli investitori spostanol’attenzione dai pericoli ai rimedi, aumenta la propensione al rischio e scattano consistenti acquisti.

Ad ogni modo, è ancora bene mantenere i piedi per terra poiché sono necessarie ulteriori conferme (tecniche e non) per escludere future turbolenze.

Riccardo Fracasso

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