MOODY’S TAGLIA IL RATING DELL’ITALIA.
Il 17 giugno Moody’s aveva messo sotto osservazione il rating dell’Italia per un eventuale declassamento.
Ieri è giunta la decisione: l’agenzia ha tagliato il giudizio di ben tre gradini portandolo da Aa2 a A2 con un outlook negativo (il che significa che esiste una possibilità su tre di un ulteriore ribasso nei prossimi 24 mesi).
Sintetizzando, il taglio è dovuto al ‘sostenuto aumento della suscettibilità del Paese di fronte agli choc finanziari‘.
Inoltre, nel comunicato si scrive che ‘Più della metà delle misure di consolidamento sono basate sulla crescita delle entrate, i piani sono vulnerabili per l’elevato livello di incertezza intorno alla crescita economica in Italia e ovunque nella Ue‘.
Tuttavia, si afferma che ‘il rischio di default dell’Italia è remoto‘.
Tra gli argomenti del blog avrete modo di osservare la tabella dei rating che ho personalmente preparato.
Con tale raglio si passa quindi da un giudizio che io ho inserito tra quelli rientranti in classe 2, ad uno in classe 3.
Classe 2 = Qualità molto alta; elevata probabilità di solvibilità del debitore ed elevato livello di copertura degli oneri finanziari.
Classe 3 =Qualità alta; buona probabilità di solvibilità del debitore; tuttavia eventuali mutamenti congiunturali/politici potrebbero portare qualche conseguenza negativa (ritardi pagamento, insolvenze parziali o totali).
In buona sostanza, secondo Moody’s, seppur mantenendo un’alta qualità di credito, siamo diventati più vulnerabili e potremo non uscire indenni da eventuali mutamenti congiunturali/politici.
Il problema è che peggioramenti economici globali non solo sono possibili ma pure probabili, se non addirittura inevitabili.
Ed anche nel campo politico la situazione non ci fornisce la certezza che non possa avvenire qualche mutamento.
Inoltre, è bene evidenziare che l’outlook negativo ci porta a rischio di un ulteriore declassamento, e siamo a due soli gradini per rientrare nei rating che io ho raggruppato nella classe di rischio 4.
Tale declassamento si aggiunge a quello deciso dall’agenzia Standard & Poor’s il 20 settembre.
Ovvio che ogni taglio andrà a pesare sul costo del nostro debito.
Ciò rappresenta un grave problema.
Riccardo Fracasso
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