FED: una posizione scomoda
Per decenni l’attività della Federal Reserve è stata agevolata da un livello d’inflazione che, anche nelle fasi di riscaldamento, era rimasto sempre sotto controllo per poi scendere, nelle fasi di raffreddamento, ben al di sotto del target (2%), mentre la disoccupazione saliva.
Inflazione bassa e disoccupazione al rialzo sono elementi che rendono gli interventi espansivi (come il taglio dei tassi) privi di particolari controindicazioni.
Oggi la situazione è diversa: l’inflazione (PCE 2,8% e CPI 3,5%), pur in deciso calo dai massimi (5,6% e 9%), resta oltre il target Fed e la disoccupazione, pur in lieve aumento, è vicina ai minimi.
Ciò, per l’appunto, complica il compito decisionale della Fed.
Col tempo, precedenti simili a questi si sono risolti con un peggioramento del mercato del lavoro e della crescita economica e, in risposta, con un taglio deciso dei tassi (nonostante l’inflazione sopra target). Successivamente, gli interventi espansivi hanno contribuito a originare una seconda ondata inflattiva a livelli persino maggiori della prima (rischio ancor più elevato visto il costo della transizione energetica cui stiamo assistendo).
Esistono ulteriori elementi di rilievo che in questo particolare momento storico la Federal Reserve deve considerare.
Da una parte la necessità di attrarre capitali esteri con tassi appetibili, soprattutto per compensare i deflussi significativi da parte dei due maggiori detentori di treasury (Giappone e Cina).
Dall’altra, tassi elevati sono quanto di più penalizzante per un’economia debt driven.
Al tempo stesso, va considerato che un alto livello di inflazione consentirebbe di svalutare il credito, favorendo i debitori.
Tutto con un occhio rivolto alla valuta, che preferibilmente deve muoversi entro determinate soglie:
- un dollaro troppo forte sfavorirebbe le esportazioni proprio in una fase in cui il risparmio interno è risicato;
- un forte deprezzamento, invece, penalizzerebbe le importazioni; da considerare, anche, il ridimensionando in corso del ruolo di valuta per gli scambi internazionali.
Per non farci mancare nulla, il 2024 è anno di elezioni.
Insomma, la Federal Reserve, pur non esente da colpe, si trova in una situazione non molto comoda.
Riccardo Fracasso
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