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Tra le notizie recenti, da sottolineare l’aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza.

L’insuccesso era nelle previsioni, tant’è che il Fondo Atlante è stato creato, oltre che per rilevare i prestiti deteriorati (30% delle risorse del fondo), proprio per sostenere gli aumenti di capitale più problematici (70%).

Forse, però, meno scontata era l’entità del risultato: appena il 7,66% di adesione da parte dei soci.

Atlante quindi, è costretta a sottoscrivere 1,38 MLD di euro di nuove azioni (l’aumento era di 1,5 MLD).

Sia chiaro, la presenza di tale fondo ha evitato conseguenze peggiori, ma ciò non modifica in alcun modo la lettura negativa che deve essere data all’esito di questo aumento di capitale.

Innanzitutto Atlante con un solo aumento di capitale drena circa un quarto delle proprie disponibilità.

Inoltre, il risultato crea un precedente che potrebbe avere ripercussioni negative sui successivi aumenti di capitale.

Ormai da diversi anni le banche italiane ricorrono agli aumenti di capitale principalmente per fronteggiare il vuoto di liquidità causato da crediti andati in sofferenza; evidentemente, l’eventuale inceppamento di questo canale rappresenterebbe un problema non di poco conto per gli istituti.

Per ora, ad ogni modo, il problema è tamponato dal Fondo Atlante e circoscritto a poche realtà, ma è bene non sottovalutare quanto successo.

Riccardo Fracasso

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