Tassi


Proseguiamo l’analisi sul cambio euro/dollaro approfondendo un fondamentale molto importante: i tassi d’interesse.
Di norma il rialzo dei tassi determina il rafforzamento della valuta poiché la crescita degli interessi rende più appetibile gli investimenti meglio remunerati.
La Bce ha da sempre avuto come primo mandato quello di controllare l’inflazione, al contrario della Fed che, pur considerandola, ha un occhio di riguardo per la crescita economica.
 
Da pochi mesi la Bce, preoccupata per il rimbalzo dell’inflazione, ha modificato la propria politica monetaria aumentando i tassi di uno 0,25% lo scorso 7 aprile  e quasi sicuramente farà altrettanto questo giovedì portandoli all’1,5%.
La Fed al contrario, ha lasciato invariati i tassi (che tuttora sono a 0-0,25%).
E’ possibile osservare l’andamento dei tassi nell’ultimo anno dell’area Euro e degli Stati Uniti, nel seguente grafico che ho preparato per voi:
 
 
Tale differente comportamento ha favorito senza dubbio l’apprezzamento dell’euro ma, si stima che siano scontati dai mercati tassi europei al 2% entro fine anno, mentre si fa sempre più concreta la possibilità, a causa del rallentamento della ripresa economica, l’ipotesi che l’imminente probabile rialzo sarà l’ultimo.
In tal caso verrebbe a mancare un elemento importantissimo che negli ultimi mesi ha favorito la nostra valuta.
 
La Banca centrale americana ad ogni modo, non è rimasta insensibile all’aumento dell’inflazione, tant’è che ha evidenziato il problema ed ha deciso che nel breve non vi sarà una quantitative easing 3 (terza tornata di stampa di dollari).
Da pochi giorni si è infatti conclusa la QE2 iniziata a novembre del 2010, con la stampa di ben 600 miliardi di dollari; l’aumento dell’offerta di biglietti verdi ha contribuito in modo significativo al loro deprezzamento.
Ora, proprio in virtù del mancato rinnovo della QE, viene meno un elemento che aveva contribuito in modo consistente a sfavorire il dollaro.
 
Pertanto, riassumendo possiamo affermare che è venuto meno con la fine di giugno un elemento (QE) che ha contribuito in modo deciso a deprezzare il calo del dollaro, e a giorni appare probabile si esaurirà un altro fattore che ha avvantaggiato l’euro (rialzo dei tassi).
 
Riccardo Fracasso
 
 
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