Ieri, la supercommissione composta da sei repubblicani e sei democratici ed incaricata da Obama per trovare un accordo su un piano per tagliare la spesa pubblica di almeno 1.200 MLD di dollari, ha comunicato:  “Dopo mesi di duro lavoro siamo giunti alla conclusione che non ci sono accordi bipartisan raggiungibili entro la scadenza fissata”.

La scadenza che si erano posti è il 23 novembre, anche se in realtà c’è ancora molto tempo visto che solo nel 2013, nel caso di mancata intesa, scatteranno tagli automatici alla spesa pubblica, che colpiranno trasversalmente tutti i settori (si parla di 300 MLD solo per il Pentagono).
Obama colpevolizza i repubblicani di fare ostruzionismo.
Personalmente mi auguro che dietro al mancato accordo non vi sia la volontà dell’opposizione di aggravare la crisi col fine di far perdere ulteriori consensi al governo in carica in vista delle elezioni che si terranno il prossimo anno.
 
Oggi invece, la stima preliminare del PIL degli Stati Uniti del terzo trimestre è stata rivista al ribasso dal 2,5% al 2%.
La differenza è consistente, ed il dato è indubbiamente negativo.

Di certo tali eventi non potevano non incidere sull’andamento dello S&P;:

 
L’indice americano ha chiuso a 1.188 punti, registrando un -0,41%.

Ieri si erano messi sul tavolo due scenari:

  1. prosecuzione del ribasso fino a 1.258 punti e, in caso di rottura a 1.075;
  2. pull back sull’area di resistenza

Nonostante il calo odierno le probabilità che assegno alle due ipotesi rimangono praticamente inalterate.

Da una parte abbiamo la prosecuzione della discesa che è sicuramente favorita dal trend di medio e di lungo periodo ribassisti, da un detrended che ancora non segnala ipervenduto e dal fatto che il calo in corso è la conseguenza di una figura grafica (double repo) che solitamente anticipa movimenti consistenti.

Dall’altra parte abbiamo invece un pull back che è un movimento molto frequente, e che paradossalmente potrebbe esser avvalorato proprio dalla seduta odierna.
Oggi, infatti, lo S&P; ha registrato un minimo a 1.182 punti, che è praticamente coincidente con quello di ieri (1.183) e col ritracciamento del 50% di Fibonacci (1.183).
In buona sostanza, l’indice americano potrebbe aver trovato un buon livello dal quale rimbalzare fino a 1.220-1.230.

E’ sicuramente un bel dubbio, ma potrebbe facilitare sapere che un eventuale pull back sarebbe un movimento rialzista che andrebbe comunque a convalidare un’impostazione ribassista.
Poi, ovvio, se un eventuale impulso rialzista dovesse dimostrarsi capace di superare l’area di resistenza, allora si farebbero altri discorsi, ma al momento quest’ultima è un ipotesi a cui assegno poche probabilità.

Riccardo Fracasso
 
 
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