Sarò più breve del solito perchè novità di rilievo rispetto alla scorsa settimana ve ne sono assai poche.

Grafico del Ftse Mib:

FTSE MIB - Grafico nr. 1

FTSE MIB – Grafico nr. 1

Il nostro indice ha chiuso la seduta a 17.554 punti, registrando un -0,19%.

Il bilancio settimanale è pari ad un +0,3%.

Il rialzo delle ultime settimane, sia dei mercati azionari che dei titoli di Stato emessi dai Paesi più in difficoltà (Italia, Spagna, ecc.), considerato che i dati economici non consentono ottimismo, è inevitabilmente da ricondurre ad una maggiore propensione al rischio da parte degli investitori nella ricerca di rendimenti ormai sempre più difficili da trovare.

Una maggiore propensione al rischio significa una minore avversione al rischio, situazione ben rappresentata dagli indici di volatilità in forte calo.

Un rialzo che si basa su una rinnovata propensione al rischio ma che non è accompagnato da dati economici positivi è un castello costruito sulla sabbia.

Sarà un evento o sarà la mano primaria ad innescare l’inversione.

Tuttavia, nulla vieta che fino a che tali ipotesi non si verificheranno, gli indici potranno salire o, anche nel caso di eventuali discese, le stesse potrebbero dimostrarsi semplici correzioni all’interno di un movimento comunque rialzista.

Vediamo se in qualche modo l’analisi tecnica può fornirci qualche informazione.

Quella che segue è la candela rappresentante l’ultima settimana:

FTSE MIB - Grafico nr. 2

FTSE MIB – Grafico nr. 2

Il corpo quasi inesistente indica una chiusura pressochè coincidente con l’apertura.

Tale candela è detta doji.

A voler esser pignoli, alcuni testi sostengono che è preferibile che il corpo di una doji non superi il 3% del range massimo/minimo, livello invece leggermente oltrepassato nel caso specifico.

A mio avviso non cambia di una virgola il messaggio della candela, che ci segnala incertezza.

Certo è che non ci aiuta poi molto sapere che dopo la recente salita il mercato sia incerto sul da farsi, ma perlomeno ci suggerisce prudenza, anche in virtù del gap up ancora aperto (la cui chiusura richiede una discesa almeno fino a 16.484 punti).

La scorsa settimana si concludeva l’analisi così:

“Per poter parlare di una chiara direzione rialzista dovremo assistere al superamento convinto di area 1.460 e mentre scrivo non si può nè parlare di rotture convinte nè escludere che la mano primaria stia sfruttando il recente rialzo per distribuire proprio nei pressi della soglia citata.”.

Resto dell’idea che è dallo S&P 500 che deve arrivare qualche segnale, anche se, mentre scrivo, nemmeno lì sta succedendo nulla che possa chiarire la situazione.

Riccardo Fracasso

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