Dollaro: un segnale di forza
Ne approfitto di questo post dedicato al dollaro per aprire una parentesi didattica relativa alle valute.
Spesso, impropriamente, si parla di cambio e di cross in modo indistinto.
Per amor di precisione, infatti, esiste una differenza tra i due termini che trae le proprie origini dalla storia.
In passato non sempre è stato possibile convertire direttamente una valuta in un’altra se entrambe diverse dal dollaro USA.
Nell’antichità, infatti, era necessario dapprima cambiare la propria valuta in dollari e poi i dollari nella moneta voluta.
Solo successivamente, con l’invenzione dei currency cross fu possibile il cambio diretto tra due valute diverse dal dollaro USA.
Da allora una distinzione: se un rapporto valutario contiene il dollaro si parla di cambio valutario, in caso contrario di cross valutario.
Chiusa questa parentesi, sottopongo alla vostra attenzione il seguente grafico aggiornato alle 19:20:
Questa tabella espone importanti futures distinti per asset: indici azionari, materie prime divise per categorie, T-Bond e cambi.
Ho evidenziato l’ultima riga che è quella relativa ai cambi (si parla di cambi e non di cross perchè, come precedentemente spiegato, gli incroci valutari in questione contengono il dollaro).
E’ importante aver presente che se il dollaro guadagna contro l’euro ma perde contro le altre principali valute non può ritenersi forte ma semplicemente ‘meno debole’ rispetto all’euro.
Nel caso specifico, invece, notiamo che tutte le valute considerate stanno perdendo nella seduta odierna contro il dollaro.
Tale andamento, seppur debba dimostrare una certa continuità, rappresenta una conferma della forza del biglietto americano.
Riccardo Fracasso
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