S&P 500: scattano gli acquisti
Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.886 punti, registrando un +1,29%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -1,02%.
Nell’ultima analisi dedicata all’indice americano si evidenziava la comparsa di un Hammer ed una seduta di selling climax che indicava l’esaurimento della correzione.
Da quel punto in poi lo S&P 500 ha effettivamente cessato di scendere.
Grafico su base settimanale:
Anche su base settimanale è evidente una situazione di selling climax, con panico (dei piccoli investitori) e deciso aumento dei volumi (con probabile partecipazione al mercato della mano primaria).
Inoltre, da sottolineare che l’entità della correzione dal massimo assoluto registrato a Settembre (2.019 punti) ed il recentissimo minimo toccato mercoledì scorso (1.820) è pari a quel 10% che si attendeva da tempo.
In base ai seguenti aspetti:
- selling climax;
- 4 chiusure settimanali consecutive negative (l’ultima volta successe nel 2011);
- recupero avvenuto proprio nell’ultima seduta della settimana, la più importante e solitamente la più sincera;
- correzione del 10% (non capitava dalla Primavera del 2012);
è probabile, a mio avviso, la prosecuzione degli acquisti.
La decisa reazione dal minimo di 1.820 punti rende tale livello particolarmente significativo dal punto di vista grafico; attenzione, in futuro potrebbe rivelarsi estremamente utile per fornirci un segnale di uscita da un’eventuale fase distributiva.
Ad ogni modo, per il momento, ripeto, l’impostazione è rialzista.
Ora passiamo al grafico mensile:
Da questo grafico è possibile notare il vero canale che dalla fine del 2011 sta governando i movimenti dello S&P 500; si tratta di un canale piuttosto inclinato, il che implica una certa vulnerabilità.
Inoltre, da segnalare che, nonostante il forte calo delle ultime settimane, l’RSI su base mensile (da considerare come dato tendenziale) ha solo leggermente abbandonato l’area di ipercomprato.
Estendiamo il nostro campo d’osservazione di qualche anno:
Come possiamo notare lo S&P 500 è vicinissimo alla parallela superiore (peraltro già recentemente toccata) di un’ipotetica forchetta rialzista di lungo termine.
Considerando gli elementi positivi di breve termine elencati nella parte iniziale di questa analisi e le criticità successivamente evidenziate, è mia opinione che lo scenario che al momento gode di maggiori probabilità è il seguente: il rimbalzo avviatosi da poche sedute è destinato a proseguire ma i margini dello stesso, nonostante la decisa correzione delle ultime settimane, appaiono comunque limitati.
Ad ogni modo, consapevoli di non conoscere il futuro, sarà bene monitorare scrupolosamente la situazione e, se necessario, rivalutare il quadro complessivo.
Riccardo Fracasso
4 Responses to S&P 500: scattano gli acquisti
Archivi
Ultimi Articoli
- Ftse Mib: analisi grafica
- Ftse Mib: analisi grafica
- Dollaro: aggiornamento
- Trump vince le elezioni
- Avena: analisi grafica
- Ftse Mib: analisi grafica
- Check up: nuova pubblicazione
- S&P 500: analisi grafica
- Cina: una settimana importante
- FED: ecco il primo taglio
- Oro: analisi grafica
- BTP: aggiornamento grafico
- S&P 500: analisi grafica
- Euro/dollaro: aggiornamento
- Check up: nuova pubblicazione
Cosi come rappresentato il grafico N°3,
la situazione e’ veramente preoccupante.
Nell’ipotesi migliore si dovrebbe avere un rimbalzo
e conseguente continuazione del trend rialzista.
Ma a me sembra piu probabile una nuova fase rialzista
con inclinazione meno pronunciata del canale ascendente
superiore.
Leggevo in un articolo questa settimana
che la Fed non sa piu’ come uscire dalla situazione
di aiuti al mercato che prosegue da anni,
e’ in una situazione di ricatto evidente di alcuni poteri forti altamente speculativi e finalizzati solo a quello.
Non so se l’analisi che fai puo prevedere quello che questi soggetti metteranno in atto,o se avranno maggiore inpatto altri elementi…
Saluti Aldo
Ciao Aldo,
il grafico di lungo termine aiuta sempre a chiarire il contesto di fondo sul quale si sta lavorando ed è per quello che io lo considero spesso.
Al momento la mia visione è di un rialzo lento che potrebbe anche durare qualche mese ma con margini ristretti.
La FED si trova tra l’incudine ed il martello perché da una parte azzerare il QE3 (che è già molto vicino a 0) ed aumentare i tassi rappresenterebbe un minor stimolo per il mercato azionario ed obbligazionario, dall’altro serve aumentare i tassi per non ingigantire ulteriormente la bolla obbligazionaria e perché l’attuale politica di tassi a zero priva gli investitori ed i vari gestori (in primis i fondi pensione) di uno strumento di reddito importante, spingendolo verso investimenti sempre più rischiosi (che è quanto avvenuto negli ultimi anni) creando bolle paurose.
Da quello che rispondi devo desumere che le mani forti non centrino con la situazione attuale,ne che determino l’andamento attuale dei mercati,
ma sempicemente la fed cerca di sgonfiare
la bolla azionaria favorendo il mercato
obbligazionario non speculativo, aumentando il tasso di interesse.
Cercando di diminuire il divario azioni obbligazioni come volumi finalizzati
a guadagni/rischi eccessivi.
Le mani forti a mio avviso hanno acquistato la settimana scorsa ed il loro intervento, viste le capacità economiche, condizionano il mercato.
Per quanto riguarda la Fed, solitamente in questa fase del ciclo economico (espansiva), si trova ad adottare una politica restrittiva con l’aumento dei tassi per evitare un eccessivo surriscaldamento dell’economia ed un contestuale aumento dell’inflazione.
Attualmente non esiste un pericolo inflazione (in alcune aree c’è persino la deflazione) ma i tassi a zero costituiscono comunque un problema perché spingono gli investitori a prendersi rischi ma comunque mal remunerati.
Se la crescita economica fosse robusta la FED avrebbe aumentato i tassi da tempo e se non l’ha fatto è per il timore che l’economia non possa reggere sulle proprie gambe.
D’altro canto, però, c’è il rischio che più si porta avanti questa situazione e più lo scoppio delle varie bolle può diventare incontrollabile.
E’ per questo che ha scelto una riduzione graduale della politica espansiva.