Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 19.130 punti, registrando un +0,62%.
Il bilancio settimanale è invece pari ad un -1,15%.
Il rialzo odierno è stato favorito dall’intervista che Draghi ha rilasciato al quotidiano tedesco Handelsblatt, della quale vi sintetizzo i punti principali:
- non desidera candidarsi come successore di Napolitano e conferma l’intenzione di rispettare il mandato come presidente della BCE che termina nel 2019;
- è aumentato il rischio deflazione rispetto a 6 mesi fa;
- ha affermato che la BCE sta “preparando tecnicamente una modifica alle dimensioni, alla velocità e alla composizione delle nostre misure a inizio 2015, se questo diventasse necessario, per reagire a un periodo troppo lungo di bassa inflazione”.
E’ comunque giusto sottolineare che in tempi migliori una dichiarazione simile, pur non contenendo riferimenti espliciti al QE, avrebbe consentito rialzi ben superiori a quello odierno.
Evidentemente, attualmente lo spirito di chi opera nel mercato dell’Area Euro è più avverso che propenso al rischio, e ciò va classificato tra gli elementi negativi.
Grafico:
Dal punto di vista prettamente tecnico, fino a che il mercato non riuscirà a rompere in modo convinto la parallela superiore della forchetta ribassista (ancor meglio area 20.200 punti) resterà concreta l’ipotesi di qualche scivolone anche piuttosto consistente e veloce.
Al di là dell’aspetto tecnico, invece, rimangono aperte alcune importanti questioni (grecia, qe) il cui sviluppo è imprevedibile ed inciderà in un senso o nell’altro.
Infatti, il sentiment del mercato da alcuni mesi muta rapidamente in funzione degli eventi o anche solo delle semplici dichiarazioni, in grado di spostare l’attenzione degli investitori una volta agli eventuali rimedi (QE) e l’altra ai rischi (Grecia, mancato QE, ecc.).
Il tutto si è tradotto e si traduce in volatilità, prevista fino a che non sarà fatta chiarezza.
Nell’analisi di mercoledì si concludeva come segue:
“Tuttavia, l’incertezza non è certamente amata dai mercati e pertanto appare più corretto finanziariamente stare liquidi in questo momento.”.
E’ giusto integrare tale affermazione.
Per l’investitore che:
- ragiona in termini di portafoglio complessivo (non di singolo investimento) e quindi con una logica di diversificazione,
- ha un orizzonte temporale di alcuni mesi,
- è disposto ad accettare una certa volatilità (profilo di rischio non conservativo),
può aver senso finanziariamente mantenere (che non va confuso con acquistare!), entro percentuali non eccessive, eventuali posizioni rialziste presenti in portafoglio, con la consapevolezza che l’ipotesi di una rapida correzione anche profonda è realistica ma può essere velocemente riassorbita.
Il senso di tale operatività è dato dall’attuale contesto pro-borse (politica monetaria espansiva e carenza di alternative) e dalla possibilità che se dovesse arrivare in anticipo un chiarimento positivo in merito al QE e/o alla Grecia, potrebbero scattare improvvisamente gli acquisti.
Per chiunque altro non si riconoscesse in tutti i punti precedentemente elencati, a mio avviso, è preferibile stare alla finestra ed attendere gli sviluppi.
Riccardo Fracasso
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