Alla luce delle svariate dichiarazioni di Mario Draghi delle ultime settimane e del recentissimo giudizio espresso dalla Corte di Giustizia Europea, è lecito chiedersi se il QE sia o meno già scontato dal mercato.
La possibilità che sia annunciato tale programma ha indubbiamente contribuito a frenare il calo negli ultimi mesi e favorito la tenuta di determinati supporti.
Pertanto, almeno parzialmente, il QE è stato scontato e l’eventuale mancata attuazione incrementerebbe significativamente le possibilità di nuove forti vendite.
Ad ogni modo, va sottolineato che se da una parte si parla da qualche mese di QE, da quella opposta si parla da tempo di rischi come quelli legati alla Grecia (e non solo).
Ammesso e non concesso che alle prossime elezioni politiche (25 gennaio) vinca Syriza (partito anti-euro), stando ai sondaggi non conquisterà comunque voti sufficienti per governare e sarà costretto a coalizzarsi e ad ammorbidire la propria posizione.
E’ indubbio che i danni di un’eventuale ristrutturazione del debito o addirittura la spaccatura dell’Area Euro pesino in misura nettamente superiore ai benefici di un QE, ma si sta parlando di scenari che attualmente, almeno secondo il mio parere, appaiono piuttosto improbabili e quindi sopravvalutati dagli investitori.
- gli Stati Uniti insegnano come il QE non sia una misura scontabile totalmente dal mercato azionario nelle poche settimane precedenti al suo annuncio, anzi.
- si sta parlando di denaro fresco che non è ancora stato stampato e, quindi, nemmeno immesso nel sistema finanziario.
- l’acquisto di titoli di Stato da parte di una Banca Centrale rappresenta un provvedimento che tranquillizza gli investitori (miglioramento sentiment), il che si traduce in un incremento della propensione al rischio che spinge i flussi di denaro verso asset più rischiosi.
- inoltre, l’acquisto di titoli Stato ne riduce ulteriormente i rendimenti, il che presto o tardi spingerà gli investitori verso l’asset azionario, specie le borse periferiche dell’Area Euro.
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