Inflazione, obbligazioni e azioni
Parliamo ancora una volta dell’inflazione, l’elemento caratterizzante di questo ciclo economico.
Un rialzo eccessivo dell’inflazione è fronteggiato dalla Banca Centrale attraverso interventi restrittivi, tra i quali il rialzo dei tassi, per raffreddare l’economia, spesso portando recessione.
Il rialzo dei tassi rende meno appetibili le obbligazioni in essere il cui prezzo, per allineare i rendimenti a quelli delle nuove, scende.
Se da una parte sono piuttosto note le motivazioni per cui il rialzo dei tassi è negativo per i bond, forse lo sono meno quelle del deprezzamento dell’equity.
Innanzitutto va detto che il deprezzamento dei bond è penalizzante per i bilanci bancari, ricchi di titoli di stato.
Inoltre, il rialzo dei tassi provoca un aumento dei costi per il finanziamento, danneggiando in particolar modo le aziende che più ricorrono alla leva (in primis quelle tecnologiche).
Per di più, tassi più alti disincentivano il ricorso al debito (finanziamenti, mutui, ecc).
Questo insieme di conseguenze riduce i consumi e aumenta la disoccupazione.
Aumentano le insolvenze e le banche riducono l’erogazione di denaro (la cosiddetta stretta creditizia).
Minor denaro nel sistema economico implica minori investimenti, minori consumi e ancor più disoccupazione.
Il peggioramento del mercato del lavoro crea un ulteriore calo dei consumi.
Al contesto si aggiunga il danno diretto che l’aumento delle materie prime ha nei bilanci familiari e aziendali.
Contesto che, nel suo insieme, porta a una decisa contrazione degli utili aziendali, e sappiamo quanto gli utili rappresentino un parametro di valutazione importante per chi opera in borsa.
Riccardo Fracasso
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