Rating: arriva il taglio di S&P
Ieri sera l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il giudizio dell’Italia di un gradino, portandolo da BBB+ a BBB.
Il downgrade è accompagnato ad un outlook negativo, che significa che esiste una possibilità su tre di una ulteriore bocciatura nel 2013 o nel 2014 (quindi, possibile ma non certo futuro ulteriore taglio).
L’agenzia motiva la decisione affermando che “L’azione sul rating riflette l’ulteriore peggioramento delle prospettive economiche”.
S&P ha abbassato le stime per il Pil da -1,4% a -1,9%.
L’agenzia ha inoltre affermato che gli obiettivi di bilancio sono a rischio nel caso in cui si decidesse realmente di eliminare l’IMU sulla prima casa e di non alzare l’IVA.
Alle recenti pressioni del FMI in materia di IMU e IVA, si aggiungono quindi quelle di Standard & Poor’s.
Appare quindi sempre più complicato il lavoro del governo Letta, che intende rispettare quel tetto del 3% (rapporto PIL/Deficit) che l’Area Euro impone.
E se da una parte c’è chi invita il governo italiano a mantenere l’IMU sulla prima casa e ad innalzare l’IVA, dall’altra c’è chi (PDL) minaccia di farlo cadere se fosse percorsa tale strada.
E’ un governo che regge su equilibri molto fragili, ed una nuova futura crisi politica non è certo ipotesi da escludere.
Inoltre, desta più di qualche perplessità il fatto che il FMI, pur avendo a gennaio, tramite il suo capo-economista Blanchard, finalmente ammesso che i danni che i piani di austerity provocano sulla crescita sono di gran lunga superiori a quanto stimato in passato, continui a suggerirli (imporli).
Ora la situazione dei rating dell’Italia si presenta così:
Nonostante i tagli degli ultimi anni, come potete osservare ci manteniamo ancora all’interno della categoria degli Investment grade (i cosiddetti investimenti di qualità) anche se il margine che ci separa dalla categoria Speculative grade (i cosiddetti investimenti speculativi chiamati anche junk bond (obbligazioni spazzatura)) si fa sempre più esiguo.
Il giudizio di S&P e di Moody’s è a soli due gradini dal livello Speculative.
Ricordo che è estremamente importante la distinzione tra Investment grade e Speculative grade perchè la maggior parte dei fondi ha l’obbligo, indicato da prospetto, di investire solo in obbligazioni Investment grade (giudizio di almeno 2 agenzie di rating su 3).
Ne consegue che una eventuale discesa nella categoria Speculative grade spingerebbe verso l’alto i rendimenti dei nostri titoli di Stato.
Da segnalare inoltre che la tendenza degli ultimi anni è ribassista.
Ora tutti i rating (vedi tabella) rientrano nella Classe 4 di qualità del credito, il cui giudizio può essere così sintetizzato: ‘Sufficienti probabilità di solvibilità del debitore: liquidità accettabile ma capacità di copertura del debito debole.’.
Per chi volesse guardare la tabella col dettaglio di tutte le Classi, guardare all’interno della sezione DIDATTICA, la voce RATING.
Riccardo Fracasso
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