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Mercoledì la FED ha annunciato il taglio di mezzo punto dei tassi di interesse, portandoli da 5,25-5,5% a 4,75-5%.

Prima sforbiciata dopo 14 mesi in cui fu registrato il top dei tassi (luglio 2023). coerentemente con la statistica storica che ci indica ‘pause monetarie’ post pivot tra gli 8 e i 14 mesi.

Si è giunti all’appuntamento con un insolito grado di incertezza.

In passato, infatti, solitamente i giorni precedenti all’evento la decisione era già definita e le uniche insicurezze erano legate al comunicato che avrebbe accompagnato l’annuncio.

Stavolta, invece, si è arrivati al giorno stesso dell’incontro con in piedi sia l’ipotesi del taglio di mezzo punto che quella del taglio di un quarto.

Pertanto, presumibilmente si parla di qualcosa che in gran parte ma non totalmente è stato scontato dai mercati.

“Abbiamo guadagnato una maggiore fiducia in merito a un calo sostenibile dell’inflazione verso il 2% e riteniamo che i rischi per centrare i nostri obiettivi sull’occupazione e l’inflazione siano più bilanciati. Le prospettive economiche sono incerte e saremo attenti ai rischi”.

È con queste parole che Powell ha spiegato la decisione, dando enfasi all’aspetto positivo (calo dell’inflazione) e mettendo in secondo piano il rallentamento economico in corso.

Dal dot plot della Fed (le proiezioni dei membri del Fomc) emergono due tagli di un quarto di punto l’uno nelle due riunioni rimanenti del 2024.

Riccardo Fracasso

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