Currently viewing the tag: "Bene rifugio"

A marzo di quest’anno e ancor prima nel settembre del 2018, avanzai forti dubbi sul ruolo di bene rifugio da parte del bitocoin che molti lo vedevano persino sostituire l’oro.

Tra le motivazioni l’alta volatilità e una storia troppa breve (a dispetto di quella millenaria dell’oro) per non porsi domande per il futuro come quelle che ci ponevamo a marzo:

“Per esempio, come si comporterà il bitcoin nel caso in cui in futuro fosse varata una legge che improvvisamente ostacola o addirittura vieta l’uso delle criptovalute?

Proprio recentemente la Yellen (neo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti), criticando il bitcoin, ha affermato che la nascita di un dollaro digitale merita un approfondimento; in tal caso il bitcoin sopravvivrebbe?”.

Nelle ultime settimane diverse dichiarazioni e decisioni hanno quantomeno reso ancor più legittime queste domande:

  • 7 maggio: Chirstine Lagarde, presidente della BCE: “le criptovalute sono una categoria che non ha nulla a che fare con le valute digitali che sono allo studio di tante banche centrali, inclusa la BCE. Sono criptoasset su cui le persone sono libere di investire assumendosene tutti i rischi e secondo me servono anche al riciclaggio e al finanziamento di strane attività”. 
  • 7 maggio: Andrew Bailey, governatore della Banca Centrale Inglese: “le criptovalute non hanno alcun valore intrinseco. Ciò non significa che le persone non diano valore a loro, perché possono avere un valore estrinseco, ma non hanno alcun valore intrinseco. Lo dirò di nuovo in modo molto schietto: acquistali solo se sei pronto a perdere tutti i tuoi soldi.”
  • 13 maggio: Elon Musk, fondatore e CEO della Tesla, con un twitt: “Tesla ha sospeso gli acquisti di veicoli attraverso l’uso di bitcoin, a fronte dell’uso in rapida crescita di fonti fossili per il mining”.
  • 19 maggio: la Cina vieta alle istituzioni finanziarie di fornire servizi finanziari legati alle transazioni in criptovalute, avvertendo gli investitori sulla volatilità delle valute virtuali. 
  • 20 maggio: Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, in un videomessaggio ha affermato che in estate la Fed presenterà un documento sul dollaro digitale.

La concentrazione di questi avvenimenti in poche settimane fa pensare a un’azione concordata tra almeno una parte dei protagonisti.

In buona sintesi, è stata dichiarata guerra alle criptovalute.

Di seguito il grafico del Bitcoin, su base logaritmica:

Se da una parte il grafico con scala logaritmica ha il pregio di non deformarsi in presenza di movimenti esponenziali, quello su scala lineare rende meglio l’idea dell’entità del recente calo:

In circa un mese il bitcoin è giunto a perdere dai massimi (64.891 dollari) più della metà del proprio valore (30.006), per poi recuperare marginalmente (37.344).

Si potrebbe sostenere che il guadagno per chi ha acquistato anche solo due anni fa resta enorme, ma è lecito chiedersi anche in quanti, nel frattempo, hanno realmente resistito alla tentazione di prendere profitto.

Ritorniamo alla scala logaritmica alla ricerca di restituire un senso grafico ai movimenti del Bitcoin:

Si osservi come le ampie oscillazioni in cui s’è sviluppato il rialzo negli ultimi 7 anni siano ben governate da un canale rialzista la cui parallela superiore attualmente supera i 200 mila dollari mentre quella inferiore transita a circa 12 mila.

Dal punto di vista prettamente grafico, fino a che i prezzi resteranno all’interno di tale canale, le potenzialità di rialzo rimarranno enormi.

Personalmente riassumo la mia opinione in tre punti validi per tutte le criptovalute:

  • attualmente non possono assolutamente definirsi un bene rifugio;
  • le valute in generale poggiano sulla fiducia e, al suo venir meno, crollano;
  • sono d’accordo con Andrew Bailey quando suggerisce di acquistarle solo se si è disposti anche a correre il rischio concreto di perdere l’intera cifra investita.

Ogni investitore può scegliere operazioni con qualsiasi rischio (da quello pressochè inesistente a quello elevatissimo), l’aspetto importante è che lo faccia con consapevolezza e compatibilmente al proprio profilo.

Riccardo Fracasso

Tagged with:
 
Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.