Partiamo subito col grafico dello S&P; 500:
 
L’indice americano ha chiuso a 1.195 registrando un + 3,41%.
 
Ultime sedute:
 
  
 
Come si può osservare dal grafico, il gran balzo ha permesso all’indice di sopravanzare la 25+5 e quindi di invertire il trend di lungo termine.
 
 
 
Però, non vi sarà sfuggito che lo S&P; 500 ora si ritrova a ridosso della trendline inferiore (A) dell’ex canale rialzista.
E’ la stessa trendline sulla quale l’indice, a fine settembre, ha prodotto un pull back, riconoscendola come resistenza.
 
 
 
 
Apriamo ora una parentesi: un rialzo, a differenza di un calo, necessità di volumi considerevoli per poter esser considerato solido.
 
 
Grafico:
 
Come si può osservare, nelle ultime sedute in cui lo S&P; 500 è salito, i volumi non solo non sono cresciuti ma sono progressivamente scesi.
Sia ben chiaro che i volumi possono giungere in un secondo momento, ma dovendo analizzare i dati presenti e non quelli futuri non possiamo che evidenziare che la partecipazione del mercato a tale rialzo non è affatto consistente.
In parole semplici, sembra esserci poca convinzione da parte degli operatori con più risorse.
 
Inoltre, il Detrended segnala un buon ipercomprato (anche se non ai livelli di quello del nostro Ftse Mib).
 
In sintesi, nonostante la tendenza di medio/lungo periodo positiva, lo S&P; giunge a ridosso di una resistenza importante in ipercomprato e con volumi decrescenti.
 
Tuttavia, la chiusura sui massimi ne rende probabili di ulteriori nella seduta di oggi, e quindi è plausibile che la resistenza (A) sia sforata, ma, per i motivi citati, non in modo definitivo.
 
V’è un’altra considerazione da fare: la solidità di un movimento rialzista non si misura in base a dove esso sia in grado di spingersi, ma in base a una sequenza ordinata di massimi e minimi decrescenti che al momento non c’è.
 
 
  
Riccardo Fracasso
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