From the daily archives: giovedì, Giugno 20, 2013

C’era forte attesa ieri per conoscere le scelte di politica monetaria della Federal Reserve.

In merito ai tassi, come da aspettative, sono stati mantenuti tra lo 0 e lo 0,25% e  Bernanke ha dichiarato che la decisione di alzarli è “ancora lontana nel tempo”.

Tuttavia, l’attesa non era tanto per le dichiarazioni inerenti i tassi  ma per quelle relative alla QE3 in corso.

A tal proposito Bernanke ha annunciato che la Federal Reserve proseguirà ad emettere 85 MLD al mese ma che “è probabile una riduzione degli stimoli a fine anno”.

Inoltre, Bernanke ha comunicato che nel caso in cui le previsioni economiche si riveleranno corrette, la Fed “interromperà a metà del 2014” gli acquisti di bond.

Riassumendo: ridimensionamento della QE3 per la fine di quest’anno ed interruzione totale per la metà del prossimo.

Ad ogni modo, il presidente della Fed ha anche affermato che la Banca Centrale è comunque “pronta ad aumentare o ridurre l’entità degli acquisti di titoli in base alle necessità”.

Si inizia a parlare quindi di exit strategy e vediamo allora come la stessa potrebbe riflettersi sui mercati.

Innanzitutto va detto che se nel 2014 dovesse effettivamente essere azzerata l’emissione di 85 MLD di dollari, verrà a mancare al sistema molta liquidità.

Ripercussioni:

  • il mercato obbligazionario, gonfiatissimo (quindi rendimenti bassissimi), anticipa l’exit strategy precipitando  verso il basso, ma di questa bolla se n’era già dato avviso in largo anticipo;
  • il dollaro recupera sull’euro (la minore offerta di un bene ne rafforza il valore);
  • l’oro (del quale rimando all’articolo ‘ORO: ipotesi tazza’ del 4 giugno) in un primo momento accelera la discesa (a causa del rafforzamento del dollaro), per poi salire vistosamente quando gli investitori percepiranno rischi sistemici nei mercati (per esempio rinnovate minacce di spaccatura dell’Area Euro);
  • gli effetti sull’economia reale saranno certamente meno immediati, ma saranno comunque pesanti, anche perché il rialzo dei rendimenti costituisce un maggior costo per gli Stati che renderà ancor più corta la coperta.

Un capitolo a parte merita il mercato azionario.

Nonostante le recenti ondate di vendite, non sarei così negativo.

Difatti, sussistono vari motivi che mi portano a non escludere nuove importanti spinte rialziste:

  • il mercato obbligazionario, proprio perché destinato a scendere, non rappresenta un’alternativa conveniente;
  • la maggior forza relativa dello S&P 500 rispetto all’oro evidenzia un contesto di risk on, quindi un sentiment positivo  favorevole al mercato azionario;
  • il mercato immobiliare degli Stati Uniti, che solitamente anticipa le inversioni del mercato azionario, al momento gode di ottima salute.

In buona sostanza, io ritengo che mentre il mercato obbligazionario abbia ben poco ancora da offrire, quello azionario invece qualcosa potrebbe darlo.

Sia chiaro, anch’esso è destinato, a mio parere, a precipitare nel corso di quest’anno ma, ripeto, qualche spinta verso l’alto dovrebbe ancor esserci.

Nel momento in cui assisteremo al crollo del mercato azionario, probabilmente l’oro diverrà uno dei pochi investimenti in grado di brillare.

Riccardo Fracasso

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