Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.842 punti, registrando un +0,23%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +0,6%.
Nessuna novità per quanto riguarda il listino americano, motivo per cui ritengo utile utilizzare tale post per descrivere brevemente il quadro tecnico generale evidenziando diversi punti:
- sequenza di minimi e massimi crescenti, tipica di una tendenza rialzista;
- assenza di figure di inversione;
- assenza di ipercomprato di breve;
- forte propensione al rischio (bassa volatilità e tendenza positiva del margin debt) tipico di un contesto di Risk on, molto favorevole al mercato azionario.
Tali elementi, ad oggi, non indicano una correzione; sia chiaro comunque che, come in ogni situazione, una figura di inversione può verificarsi in ogni momento e quindi ciò che non abbiamo oggi si potrebbe avere domani come invece tra mesi.
Proseguendo, va detto che nel caso in cui dovesse avviarsi un calo, lo stesso probabilmente sarà ancora da considerare come un’occasione di acquisto.
Difatti, in passato i crolli furono anticipati da una curva invertita e/o da un mercato immobiliare che dopo una prolungata fase di surriscaldamento ha iniziato a flettere, mentre oggi siamo in presenza di:
- una curva dei rendimenti impennata;
- un mercato immobiliare in salute ma non in surriscaldamento.
A tutto ciò va aggiunta la carenza di alternative attraenti ed una politica ampiamente espansiva.
D’altro canto, chi desidera investire su tale mercato deve tenere ben presente che:
- il rialzo americano (come anche quello tedesco) non è un rialzo fresco; stiamo parlando di una crescita in corso da quasi 5 anni (dai minimi di marzo 2009) e pari al 177%;
- l’enorme leva (i livelli del margin debt sono largamente superiori a quelli che hanno preceduto i crolli del 2000 e del 2007) descrive una bolla che quando scoppierà farà del male (da ricordare che nel momento in cui una scoppia bolla, il calo sarà proporzionato agli eccessi);
- per di più, proprio per causa del ricorso alla leva, nel momento in cui le banche creditrici chiameranno gli investitori a marginare le proprie posizioni (margin call), alle normali vendite di mercato si aggiungeranno quelle di molti titoli posti in garanzia;
- la bassissima avversione al rischio del mercato è caratteristica tipica di un rialzo che non è sano, ed è quindi assai pericoloso.
Ricapitoliamo.
Alta propensione al rischio (quindi bassa avversione al rischio), forte ricorso all’indebitamento e volatilità molto contenuta: il mercato azionario americano si trova indubbiamente in una favorevole fase di Risk on.
La tendenza dello S&P 500 è indiscutibilmente rialzista ed al momento non sussistono figure che suggeriscono una correzione.
Andare short su un mercato simile, ad oggi, appare operazione eccessivamente rischiosa.
Anzi, la lettura degli indicatori anticipatori, che finora hanno ben previsto i precedenti punti di svolta più importanti, non segnala alcuna inversione: pertanto, sotto questo aspetto, una eventuale correzione andrebbe considerata come un’occasione di acquisto.
Per di più, la carenza di alternative attraenti rappresenta un elemento positivo, e la politica ampiamente espansiva, seppur in fase di ridimensionamento, costituisce un contesto favorevole.
Tuttavia, chi intende investire deve sapere cosa compra ed il reale contesto in cui lo fa.
Infatti, sono diversi gli aspetti (durata ed entità del rialzo in corso, scarsissima avversione al rischio, elevatissima leva, ecc.) che descrivono il mercato azionario americano come una bolla di dimensione via via sempre più grandi, retta principalmente dal ricorso al debito.
Un ultima annotazione: con la rilevazione di ieri al 6,7%, il tasso di disoccupazione è ormai vicinissimo alla soglia indicata dalla Fed (6,5%) come obiettivo, raggiunto il quale, prendere in considerazione la decisione di interrompere la QE3.
Probabilmente, nel caso in cui il tasso di disoccupazione dovesse scendere al 6,5% in tempi stretti, la Federal Reserve non interromperà la QE3, ma il miglioramento di ieri rende comunque probabile un tapering più pronunciato.
Riccardo Fracasso
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