From the daily archives: sabato, Settembre 17, 2011

Spesso, in ambito lavorativo e non, mi è stato chiesto se il mio pessimismo poggiasse anche su fatti concreti oltre che su considerazioni di analisi tecnica.

In questo post, una volta tanto, metterò da parte grafici, oscillatori, e quant’altro esprimendo considerazioni di carattere economico.

Vi do la mia parola.

Uno dei modi migliori per capire l’entità della crisi è quello di stabilire l’entità dei rimedi, oltre che ovviamente valutarne gli effetti.

Tassi di interesse

La Federal Reserve ha portato i tassi di interesse dal 5,25% allo 0/0,25% annunciando recentemente (9 agosto 2011) che rimarranno a tale valore almeno fino a metà del 2013.

Considerando che sono a tale livello dal 16/12/2008, questa decisione porterà ad un periodo ininterrotto di tassi a zero di  almeno 4 anni e mezzo!

Persino la BCE, che non perde mai di vista il pericolo inflazione, ha ridotto i tassi dal 4,25% all’1% per poi recentemente riportarli all’1,5%.

Quantitative easing

Seppur negli ultimi decenni sia venuto meno il ricorso alla quantitative easing, la Federal Reserve ne ha attuata una prima di ben 1.700 miliardi di dollari (12/2008-3/2010) ed una seconda di 600 miliardi (11/2010-6/2011).

Sono importi impressionanti.

Fondo salva Euro

Il 9 maggio 2010 è stato istituito un Fondo (EFSF) di complessivi 750 miliardi di euro, col fine di salvare gli stati europei in difficoltà.

Il 12 febbraio 2011 l’Eurogruppo ha deciso che a metà 2013 il Fondo sarà sostituito con uno  permanente.

Liquidità alle banche

Il 15 settembre 2011 (quindi mercoledì scorso) la Bce ha annunciato che insieme alle banche centrali degli Stati Uniti, del Giappone, dell’Inghilterra e della Svizzera forniranno, entro l’anno, liquidità illimitata in dollari alle banche europee in difficoltà.

Molti investitori leggono questi interventi (peraltro sono solo i principali, ma ve ne sono altri) positivamente.

Personalmente, faccio un altro ragionamento e mi chiedo:

‘Se tali interventi sono indiscutibilmente straordinari, non sarà che la situazione economica occidentale sia straordinariamente grave?’

Stiamo parlando di tassi che non sono mai stati portati ad un livello così basso.

Di dollari stampati in quantità impressionanti.

Di un fondo che, se creato, era evidente si prevedesse che diversi stati avrebbero dovuto e dovranno esser salvati.

Di liquidità che verrà fornita alle banche perchè, al contrario di quanto emerso dagli ultimi esiti positivi degli stress test, è ovvio stiano faticando oltremodo a raccogliere denaro dal mercato.

Tutte queste misure, a caldo, sono apprezzate dai mercati, ma nel concreto funzionano?

Se dopo 7 mesi dalla fine della QE1 è iniziata la QE2 come si può ancora credere che la stampa delle banconote  possa favorire la ripresa?

Sono i fatti a dimostrare che la quantitative easing serva per far salire i mercati finanziari e non per rilanciare l’economia.

Ma, dopo il fiasco delle precedenti, gli investitori saranno ancora disposti a premiare una nuova eventuale ondata di dollari freschi?

I problemi presenti prima delle varie misure espansive erano la disoccupazione, il mercato immobiliare ed i titoli tossici.

Veniamo al presente ed osserviamoli:

  • la disoccupazione in questi anni è scesa di pochissimo, rimanendo a livelli insostenibili, il che dimostra chiaramente sfiducia da parte delle imprese in una ripresa solida;

  • il mercato immobiliare invece di migliorare ha continuato a crollare;

  • i titoli tossici continuano ad esser presenti nei bilanci delle banche ma ciò non pesa negli stessi  perchè il 13 ottobre 2008 è stata appositamente modificata una norma (IAS 39) permettendo agli istituti finanziari di contabilizzare gli strumenti finanziari illiquidi (non solo i titoli tossici) al costo storico o a quello ammortizzato anzichè quello di mercato (che equivalerebbe a zero o poco più). Pochi giorni fa Josef Hackerman, direttore di Deutsche Bank ha dichiarato: ‘Non è un segreto che numerose banche europee non sopravviverebbero se dovessero valutare i titoli di stato che hanno in bilancio ai prezzi di mercato’. E’ una dichiarazione spaventosa. Tuttavia, non vorrei che passasse il concetto che tutte le banche debbano saltare; inoltre, nel caso di insolvenza o comunque di difficoltà, entrerebbero in scena gli investitori che hanno i soldi (vedi per esempio la Cina) e che stanno aspettando solo il momento più conveniente per metter mano al proprio portafoglio e far acquisti a prezzi  stracciati.

Ma ciò che è peggio è che a tali problemi s’è aggiunto quello più grave, che è quello dei debiti sovrani, andati fuori controllo a causa dei piani di salvataggio delle banche, dei piani di stimolo e a causa del crollo delle entrate fiscali.

Qualcuno potrà giustamente affermare, però, che si è usciti da una forte recessione.

Ciò è indiscutibile, ma gli ultimi dati sui vari PIL occidentali fanno capire che ci stiamo tornando molto rapidamente e stavolta non ci sarà la possibilità di ricorrere all’arma del debito per risollevarci.

Anzi, il debito dovrà esser persino diminuito, e allora vi lascio con una domanda:

‘Se per decenni l’economia è cresciuta ed i mercati azionari sono andati alle stelle grazie soprattutto al ricorso al debito, ora che lo stesso dovrà esser ridotto drasticamente cosa succederà?’

Riccardo Fracasso

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