IL VERTICE UE.
Partiamo subito con il grafico dello S&P; 500, ricordando che la chiusura della seduta di ieri è avvenuta ben prima che fosse comunicato l’accordo del vertice UE:
L’indice americano ha chiuso a 1.242 punti, registrando un +1,05%.
Ultime sedute:
Si può subito affermare che dal punto di vista tecnico non è cambiato nulla.
Quel ‘qualcosa di più’ necessario per poter dire che il movimento delle ultime sedute sia destinato a proseguire, non è arrivato con quest’ultima seduta.
Difatti, il trend di medio e di lungo periodo sono rimasti positivi (la 7+5 e la 25+5 restano sotto i prezzi) e per quanto riguarda il supporto (trendline verde ‘A’) anche ieri ha dimostrato la propria validità (l’indice, infatti, ha toccato un minimo proprio in coincidenza di esso per poi risalire).
Però, è giusto evidenziare che se da una parte è vero che l’ipotesi ribassista non ha trovato conferme, dall’altra è altrettanto vero che il rialzo di ieri non ha portato, almeno per il momento, alcuna novità tecnica che la smentisca.
Si viaggia infatti sempre al di sotto della resistenza a 1.258 punti ma, cosa ben più importante, al di sotto della media mobile semplice a 200 giorni (attualmente transita a 1.274 punti).
Confermo quanto scritto recentemente: ritengo improbabile che la media mobile verrà superata.
Se poi i mercati vorranno smentirmi, ne prenderò atto.
I volumi, ad ogni modo, rimangono contenuti.
Veniamo ora al vertice UE, che si è concluso a notte inoltrata, a dimostrazione delle difficoltà per trovare un punto di accordo tra le parti (banchieri, leader europei e FMI).
Innanzitutto i creditori privati (banche ed assicurazioni) hanno accettato una svalutazione dei propri crediti nei confronti della Grecia per un 50%, dal 21% di cui si parlava il 21 luglio.
Ricordo che per default si intende l’incapacità di un debitore di rispettare una o più clausole contrattuali del finanziamento.
Ne consegue che la Grecia è fallita (in realtà lo è da molto tempo).
Se poi le autorità vorranno evitare di ammetterlo, aggrappandosi al fatto che sono stati i creditori a rinunciare volontariamente a metà di quanto gli spettasse, e non è stata la Grecia a non onorare le proprie scadenze, quello sarebbe solo un modo ‘furbo’ per farci vedere la situazione migliore di com’è realmente.
Comunque sia, la riduzione del credito dei privati consentirà alla Grecia di diminuire il proprio debito di 100 miliardi, portando il proprio rapporto debito/PIL dall’attuale 160% al 120% nel 2020.
Gli istituti finanziari verranno invece ricapitalizzati e sembra che l’intenzione sia quella di portare il loro core tier one al 9%, ma su tutto ciò non sono emersi dettagli.
In sintesi, siamo ancora alle voci, ed osservando che è proprio il settore finanziario quello che più brilla nei mercati, c’è da chiedersene il motivo.
E’ bene evidenziare che l’ultima banca che ha svalutato parte dei propri crediti è stata Dexia.
Se tanto mi da tanto, si sta salendo ancora una volta sul nulla.
Tornando alla penisola ellenica, riceverà il secondo pacchetto di aiuti il prossimo anno e dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) ammontare a circa 130 miliardi di euro.
In questo caso non è stato deciso nulla di nuovo.
Inoltre, il fatto stesso che le ultime tranche del precedente piano di aiuti siano state messe in forte dubbio, ci porta a non poter dar per certo che il secondo sarà effettivamente erogato.
In merito al Fondo Salva Euro, si è deciso di portare le somme a disposizione (440 miliardi attuali meno l’importo che sarà utilizzato per il secondo pacchetto di aiuti) ad un trilione di euro.
Premesso che non è stato rilevato come saranno raccolte tali risorse, ritengo l’importo insufficiente per garantire anche solo l’eventuale richiesta di salvataggio dell’Italia.
A proposito del nostro Paese, il provvedimento più importante è stato quello che si è deciso di portare l’età pensionabile a 67 anni entro il 2026.
Anche in tal caso non sono stati forniti dettagli.
Stiamo comunque parlando di un piano a lungo termine, i cui risultati immediati saranno limitati, a dispetto di una crisi che è iniziata da mesi.
L’UE ha comunque dimostrato di apprezzare.
Riccardo Fracasso
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