Prima di commentare la decisione della Consob è utile definire le vendite allo scoperto: per vendite allo scoperto si intendono quelle operazioni con cui si vendono dei titoli pur non disponendone.

Si tratta quindi di operazioni short (ribassiste), attuate da chi, ovviamente, prevede un calo delle quotazioni.
La chiusura della posizione avviene col successivo acquisto del titolo.
Logicamente, si registrerà un guadagno nel caso di un prezzo di acquisto inferiore a quello di vendita ed una perdita in caso contrario.
Pertanto, tali operazioni vanno ad ampliare l’effetto delle vendite effettuate da chi i titoli  li possiede realmente.
La decisione della Consob nasce dalla volontà di contenere la discesa in un momento estremamente fragile.Per esprimere il mio pensiero a riguardo è necessario prima ricordare il lato positivo delle vendite allo scoperto, che a molti sfugge: se nei momenti di forti ribassi contribuiscono a diffondere il panico, è pur vero che nei momenti di  smisurata euforia contengono il rialzo evitando o perlomeno riducendo bolle dannose come e più degli eccessi di ribasso.Non vanno quindi demonizzate.

Un periodo eccessivamente prolungato di divieto toglie la possibilità a chi vuole scommettere su un ribasso di vendere per troppo tempo, alimentando ancor più la già troppo diffusa opinione degli investitori italiani che si possa guadagnare solo se la borsa sale.

In sintesi, trovo corretto il divieto ma per intervalli davvero ridotti, altrimenti, ha più senso proibirle per sempre.

Ad ogni modo, sono misure che riducono il panico, ma nel lungo termine non evitano al mercato di evitare i crolli.
A mio avviso, si deve scendere e si scenderà nonostante il divieto.

Riccardo Fracasso

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